Il Sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, ha sin dall’inizio della consiliatura, ed in verità ancor prima durante tutta la campagna elettorale, alimentato grandi aspettative rispetto ad una gestione della cosa pubblica virtuosa basata sulla legalità dell’azione politica e sulla totale trasparenza dei provvedimenti adottati.
Cavalli di battaglia che nell’evidenza delle cose sono rimasti lettera morta, principi enunciati ma mai perseguiti, troppo spesso semplicemente declinati in un ritornello imparato a memoria senza che a questo seguissero comportamenti conseguenti. E’ del tutto evidente che, proprio in ragione dell’impegno assunto con gli elettori, oggi non è più sostenibile la permanenza in Giunta dell’Assessore Andrea Cecilia iscritto nel registro degli indagati (come riportato dai quotidiani locali) dalla Procura della Repubblica di Rieti per una serie di reati edilizi che riguardano i lavori svolti in Largo San Giorgio in qualità di progettista: assenza di varianti, mancanza di specifici nulla-osta urbanistici, interventi eseguiti in zona sismica senza avere le necessarie autorizzazioni da parte del Genio Civile e, più in generale, una serie di abusi edilizi che sarebbero stati compiuti omettendo passaggi e procedure obbligatorie sono i presupposti in base ai quali gli investigatori hanno aperto un fascicolo a carico del tecnico oggi Assessore.
Lo stesso Cecilia starebbe trattando una specie di “sanatoria” degli abusi essendo politicamente a capo dell’ufficio comunale che ha in gestione il fascicolo. Un atteggiamento che a parti invertite avrebbe fatto gridare allo scandalo, secondo un consolidato doppiopesismo che contraddistingue la politica malata di questa sinistra. Recentemente è stato lo stesso Sindaco a dichiarare alla stampa locale che l’Amministrazione è alla ricerca a breve di una soluzione idonea a consentire al Polo culturale di riprendere la sua attività.
Noi ovviamente siamo pienamente coscienti dell’importanza strategica del lavoro svolto dalla Fondazione Varrone teso a recuperare una parte del centro storico completamente abbandonata a se stessa e che versava in uno stato di assoluto degrado urbano, ma siamo altrettanto consapevoli del fatto che non esiste richiamo alcuno a nobili intenti che possa giustificare l’elusione o il raggiramento della norma, così come è peraltro puntualmente applicata per ogni singolo cittadino. L’incompatibilità del ruolo dell’Assessore Cecilia, oggi più di ieri, è assolutamente manifesta: non può essere lui a gestire fatti che lo riguardano come attore protagonista nella vicenda penale. Nessun cittadino di Rieti potrebbe mai avere la certezza che non ci sia un “inquinamento” doloso nella gestione della richiesta sanatoria.
Ed ancora una recente deliberazione di Giunta con la quale si è proceduto alla riperimetrazione del centro storico alimenta ulteriori sospetti sulla funzione dell’Assessore Cecilia atteso che, guarda caso, il Consiglio comunale è stato spogliato del potere di approvare qualsiasi piano di recupero mettendo il relativo potere nelle mani del solo organo esecutivo di governo. Già la legge 457/78, all’articolo 27, includeva i centri storici in zone di recupero autorizzando l’esecuzione di interventi di ristrutturazione edilizia, anche in deroga alle prescrizioni del Piano Regolatore Generale, modificando le loro destinazioni d’uso pur nel rispetto del Regolamento edilizio vigente.
Con la delibera succitata, non ancora pubblicata sull’albo pretorio, si consentirà ad un qualunque soggetto privato di ottenere il cambio di destinazione d’uso di edifici storici di pregio, come la ex Banca d’Italia ove fosse acquistata da privati, o l’ex Seminario vescovile, o ancora l’ex Palazzo dell’Inps. Alla Fondazione Varrone, proprietaria del complesso immobiliare che si affaccia su Largo San Giorgio, con tale strumento si consentirebbe di “sanare” quell’abuso per il quale la Procura della Repubblica ne ha disposto a tutt’oggi il sequestro. Come non ravvisare allora la dicotomica posizione dell’Assessore all’Urbanistica Cecilia rispetto ad un così palese “conflitto di interessi”? Motivo questo che avrebbe dovuto già indurre il Prefetto di Rieti ad intervenire, come peraltro fece il suo predecessore con la precedente Giunta Emili per far ritirare le deleghe all’Assessore pro tempore Marzio Leoncini.
Chiediamo, in ragione di quanto sopra esposto, che il Consiglio comunale si esprima con un voto politico circa l’opportunità che l’Assessore Andrea Cecilia si dimetta con effetto immediato dal ruolo ricoperto, ovvero venga sollevato dall’incarico dal Sindaco stesso che lo ha nominato quale Assessore tecnico, non essendo stato eletto. Ove questo non avvenga saremmo costretti a richiedere l’intervento, non più procrastinabile, del locale Ufficio Territoriale del Governo e della stessa Procura della Repubblica.
Per i motivi suesposti, i consiglieri di minoranza, pur augurando all’Assessore Cecilia di chiarire nelle sedi giudiziarie i fatti a lui contestati, dimostrando la propria innocenza, chiedono all’Ing. Andrea Cecilia, per buon senso e spirito civico oltre che per motivi di opportunità politica, di rassegnare le proprie dimissioni irrevocabili nelle mani del primo cittadino, rimuovendo così il palese conflitto di interessi.
Qualora ciò non dovesse avvenire chiediamo che il Consiglio Comunale esprima un voto favorevole affinchè il Sindaco proceda all’immediata rimozione dell’Ing. Andrea Cecilia dall’incarico di Assessore all’Urbanistica finora ricoperto e al ritiro di tutte le deleghe in suo favore.
Lo dichiarano in una nota i consiglieri di minoranza Sebastiani, Gerbino, Nobili e Cascioli.