Si sa, è la prima legge elementare dell’essere vivente: dopo la nascita c’è l’evento della morte.
E, dalla nascita sino al capolinea della morte, l’ordinamento dello Stato Civile prevede la redazione di relativi atti.
Ebbene, il recente terremoto ha visto circa 250 vittime cadere sotto le macerie di Amatrice e c’è chi sta svolgendo il ruolo di Ufficiale dello Stato Civile tra innumerevoli ed oggettive difficoltà presso un hangar dell’Aeroporto Ciuffelli di Rieti, nel silenzio totale e generale di una onnipresente e continua comunicazione televisiva talvolta dietro soltanto a “personaggi”.
Da collega mi corre l’obbligo professionale, di amicizia e solidarietà ma, ancor più etico e morale di riconoscere pubblicamente la straordinaria dedizione di colleghi chiamati a svolgere la funzione di Ufficiali di Stato Civile non senza coinvolgimenti emozionali nel formulare atti di morte, ed altre pratiche burocratiche ad essi legate, anche di conoscenti ed amici.
Insieme alle altre figure che, purtroppo, le immagini quotidiane continuano a farci riconoscere quali Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Croce Rossa ed altre Associazioni, in circostanze del genere ci piacerebbe che venisse riconosciuto il lavoro di tutti coloro che, ancora oggi e per sempre, saranno considerati i custodi dei registri di tanti nomi di persone di una tragedia.
Colleghi per i quali S.E. il Prefetto non farà mancare sicuramente formale encomio, ovvero un piccolo tributo ad un lavoro svolto in condizioni psico-fisiche davvero eccezionali.
Fabrizio Chiaretti