LA CISL INVITA LE AMMINISTRAZIONI LOCALI ALL'AFFISSIONE DELLA FOTO DI SAKINEH

Sakineh

Il segretario generale della Cisl di Rieti Bruno Pescetelli e il coordinatore provinciale Ust donne Roberta Cenciotti, invitano gli amministratori locali a provvedere all’affissione, all’interno ed all’esterno di tutte le sedi istituzionali della provincia di Rieti, di una foto dell’iraniana Sakineh che, come è noto, un tribunale islamico ha condannato nel 2006 alla pena di morte per adulterio e concorso in omicidio del marito. Sentenza confermata nel 2007 dalla Corte suprema.

L’accusa di avere avuto rapporti con due uomini fuori dal matrimonio e la sua complicità nella morte del marito è stata testimoniata dalla stessa in confessione, estortale dopo 99 frustate.

La foto –spiegano Pescetelli e la Cenciotti- ci auspichiamo possa essere affissa quanto prima con tanto di scritta: “Per la vita di Sakineh” e l’indicazione del sito internet dove firmare la petizione: www.amnesty.it/pena_di_morte_Iran_lapidazione_adulterio.

“Bisogna mobilitare le coscienze civili di tutto il mondo –continuano Pescetelli e la Cenciotti- dagli organismi internazionali come l’Onu, alle istituzioni locali, nessuno escluso. Questo affinché si affronti una volta per tutte, senza ripensamento alcuno, la questione della libertà, dell’autodeterminazione, del rispetto di tutte le donne in qualsiasi parte del mondo e si comprenda che i loro diritti appartengono all’umanità e per questo sono diritti inviolabili”. “Sakineh – aggiunge Roberta Cenciotti – è una donna come tante altre, ma che necessita dell’aiuto di tutti per continuare a vivere. Per questo la pressione internazionale è molto importante, ma anche il contributo locale, di supporto a quello nazionale, può rivelarsi fondamentale per vincere una battaglia di civiltà e di pari opportunità nel mondo. Per questo –ribadiscono Pescetelli e la Cenciotti- chiediamo il contributo degli Enti e istituzioni reatine.

L’esecuzione della sentenza per lapidazione è bloccata dal 2007, visti i dubbi di natura anche processuale. Per rendersi conto dell’atrocità di quanto potrebbe accadere, la lapidazione prevede che la donna sia sotterrata con la sola testa che fuoriesce dal terreno. Le pietre devono essere appuntite e taglienti ma non pesanti, così da garantire una morte molto lenta.

In queste ore si moltiplicano le iniziative internazionali per fermare l’esecuzione. In Italia le forze politiche di maggioranza e opposizione si sono unite nella battaglia con appelli e iniziative in varie parti del Paese. Numerosi Enti locali (compresa la Regione Lazio che ne menziona la vicenda anche sul sito internet), hanno affisso l’immagine di Sakineh sulle pareti esterne delle sedi istituzionali. 

Sarebbe il caso che anche a Rieti avvenisse lo stesso”.