L'incendio del monte Giano di origine colposa

E’ di origine colposa l’incendio sviluppatosi il 22 agosto alle pendici del Monte Giano nel Comune di Antrodoco. Ad accertarlo gli uomini del Comando Tutela Forestale Agroalimentare Ambientale Carabinieri (C.U.T. F.A.A.) – Stazioni Carabinieri Forestale di Antrodoco e Borgorose. La persona ritenuta responsabile del rogo è stata deferita alla Procura della Repubblica di Rieti.
Ancora una volta la componente umana dietro l’origine degli incendi boschivi.
Le fiamme si sono sviluppate nel pomeriggio del 22 agosto divorando rapidamente la vegetazione radicata sul versante ovest del Monte Giano, poco oltre la località “La Mentuccia”.
Attualmente è andata distrutta una superficie di circa 40 /45 ettari, tra bosco, oliveti ed ex coltivi ma l’incendio al momento è ancora in atto. Oltre all’effetto devastante delle fiamme si sono registrati anche inconvenienti alla circolazione a causa del denso fumo e la popolazione ha dovuto fare i conti con l’aria resa acre dal medesimo fumo che, con l’andar del tempo si è esteso anche verso il centro abitato.
Sul posto al fine di risalire alle cause del rogoè intervenuto il personale dello locale Stazione Carabinieri Forestale di Antrodoco al quale, nella giornata di ieri, si aggiungeva quello della Stazione Carabinieri Forestale di Borgorose al fine di ampliare l’attività di indagine.
Da subito era comunque apparso chiaro che non poteva trattarsi di cause naturali, ma bisognava capire se si fosse trattato di un incendio di tipo doloso, cioè l’autore aveva agito con la consapevolezza di provocare il rogo, oppure di tipo colposo, ovvero cagionato da qualcuno, ma non intenzionalmente.
Proprio grazie all’esperienza maturata negli anni e alla esatta conoscenza delle dinamiche degli incendi boschivi, attuando una metodologia scientifica denominata (M.E.F.) Metodo delle Evidenze Fisiche, i Carabinieri Forestali determinavano il punto di insorgenza dell’incendio , che portava gli investigatori al individuare il responsabile del fatto.
Le indagini hanno comunque fatto escludere la natura dolosa e sono state ricondotte nell’ambito dell’incendio colposo, infatti si è potuto accertare la non volontarietà del gesto, riconducibile senza dubbi ad una “leggerezza”, di un fuoco accesso per far bollire i pomodori, sfuggito al controllo dell’autore e degenerato in un incendio boschivo.
Si coglie l’occasione per raccomandare a tutta la popolazione di adottare la massima cautela nell’accendere fuochi anche in circostanze apparentemente sicure, tenendo presente le normative vigenti in materia (periodo di grave pericolosità) e stante anche il perdurare della siccità.