“Le voci insistenti sul non rifinanziamento del Reddito minimo garantito, che è apparso come un provvedimento utile in un momento di estrema gravità per il Paese e per tanti nella Regione Lazio, sono ormai tante e forse apprese nei corridoi giusti.
Come assessore alle Politiche sociali e del Lavoro esprimo sincera preoccupazione, ritenendo lo strumento pensato dalla Giunta Marrazzo come misura tampone straordinaria concepita in una fase in cui il ‘welfare’ è stato messo a dura prova dalla crisi che ha scosso l’intero sistema produttivo e finanziario a livello mondiale.
La sensibilità rivolta alle fasce disagiate, non può essere elemento da sbandierare durante le campagne elettorali ma strumento da incardinare stabilmente nel sistema di protezione sociale.
Non vorremmo che la nuova Giunta della Regione, colta dal sacro furore della demolizione di quanto fatto da chi l’ha preceduta, gettasse alle ortiche un lavoro che dura da un anno e sul quale le Province si sono spese, correggendo in corso d’opera situazioni assai complesse.
Ripeto si tratta di una misura atta al sostegno di chi è al momento privo di ogni altra risorsa. Quindi sarebbe davvero singolare punire chi ha acquisito mentalmente un diritto mentre l’idea che c’era una Regione vicina alle istanze dei deboli vorremmo ci fosse ancora.
Auspichiamo quindi che
Una riflessione devo farla sullo stato dei Lsu presenti ancora in copioso numero (oltre 2400 nella regione Lazio).
Nel nostro territorio restano in attesa oltre 700 lavoratori e lavoratrici dislocati principalmente nei Comuni e nelle Comunità montane; abbiamo tentato in tutti i modi possibili, consentiti dalla legislazione vigente, di creare le condizioni affinché questa categoria di lavoratori potesse uscire dal limbo ove è confinata.
Nonostante l’impegno dell’assessore Alessandra Tibaldi resta una sacca numericamente importante che ci auguriamo vedere definitivamente occupata nel corso di questa consiliatura, ma questo risultato si potrà ottenere tenendo ben presente l’esistenza del problema e dando continuità sia alle fuoriuscite incentivate con i bonus che con la collocazione mirata nei numerosi servizi effettuati.
Credo sia legittimo porre l’attenzione su queste due questioni per l’importanza che rivestono e per rispetto ad una dignità di chi da 16 anni presta la sua opera con diritti dimezzati”.