John Silver, “Frequento questo locale oramai da dieci anni”. Ci scrive un cliente

“Giorgio prima e Francesco dopo (subentrato più tardi) con il loro personale, rappresentano – lo scrivo senza sentimentalismi – la mia seconda famiglia.

La notizia circa il mancato rinnovo della concessione sul fiume Velino era nell’aria anche se mi fa male saperlo ora, sopra tutto vista la costanza al limite della persecuzione dei controlli ricevuti dai vari enti.

A scandalizzarmi non è tanto chi artefice o gli artefici di queste denunce fatte a tamburo battente (vedere tutte le sere d’estate vigili urbani, polizia, e carabinieri all’interno del locale ancorché legittima la loro presenza, dà l’idea di una caccia ininterrotta, senza confini, combattuta senza durata di tempo e un orizzonte temporale, manco ci fosse il sospetto di nasconderci un Matteo Messina Denaro), ma l’indifferenza delle istituzioni locali, le rispostine o affermazioni del tipo “Dipende dalla Regione Lazio, o l’ente x, o la sovrintendenza y” è il tipico modo strapaesano per smarcarsi dal problema, risparmiatecele, vi prego. Di pavloviani senza dignità nelle istituzioni, troppi ce ne sono.

Una porzione di argine ripulita dalle erbacce, resa presentabile, ingentilita, e con i loro sacrifici trasformata in una sorta salotto della città, non meritava questo trattamento.

Quando nelle torride sere d’estate trascorro del tempo con loro, mi sembra di non essere a Rieti, si ha la percezione (di molti clienti e non solo la mia) di essere in un altro luogo, in un altro mondo, prima della mezzanotte un’aria fresca che proviene a monte del fiume, dà ristoro all’afa del giorno.

Se basta lo sforamento di 3 db per chiudere una realtà del genere con conseguente affossamento delle famiglie e ragazzi che vi lavorano (in una città storicamente dove non brilliamo per spirito imprenditoriale, è una mazzata anche per chi, con tanto sacrificio, ha contribuito alla creazione di posti di lavoro, cosa non scontata di questi periodi), ce ne faremo una ragione.

Faccio un appello, o meglio una preghiera: se c’è ancora qualcuno che rappresenta la città (si legga, l’ami) o il territorio e sente di battersi per la causa, lo faccia e fuori dai riflettori, si avrà modo successivamente di ringraziarlo; chi indifferente finora continui ad esserlo ed eviti uscite patetiche e tristi, sulla falsariga “siccome la legge x dice che il comma y però la normativa z” per la loro dignità  evitino di esporsi a tanto ridicolo.

A Giorgio e Francesco continuo ad essere legato da una profonda stima ed affetto, e avendoli conosciuti nel tempo, so che anche stavolta si tireranno fuori da questa melma, queste sabbie mobili tanto volute da chi nella vita trova realizzazione passando le sue giornate a fare denunce. Non vi meritano.”

Cristian Iacuitto