Intenso l'incontro di Alma Mater sulle adozioni e la scuola

Mio figlio è biondo… mio figlio è alto, invece mia figlia fa la ballerina… mia figlia ha gli occhi verdi, il mio invece… No, non sono queste le caratteristiche che fanno di un bambino un figlio, né per la donna ora madre né per l’uomo diventato padre.
Ciò che fa essere figli e genitori è il rapporto che siamo capaci di instaurare, quella intimità confidenziale, quella fiducia e punto di riferimento che ci porteremo dietro per sempre, un baglio invisibile ma ricco di indumenti da indossare anche nelle occasioni più difficili della vita.
Nell’incontro tenutosi a Palazzo Dosi organizzato dall’Associazione Alma Mater dal titolo: “Scuola e adozioni complessità e risorse” è stato messo in evidenza un aspetto peculiare della crescita e della formazione di un bambino e di un adolescente, soprattutto se adottato, l’amore.
Parola sdoganata, inflazionata, mal usata, ma che nella complessa rete delle adozioni nazionali e internazionali (14.000 in Italia nel 2010) nella voglia di integrare il proprio figlio adottivo nella società e nelle continue lotte a denti stretti che portano avanti i genitori affinchè esistano rispetto e diritti per il proprio bambino, rappresenta la medicina con la quale curarsi le ferite e continuare ad andare avanti.
La dottoressa Roberta Lombardi Psicoterapeuta e Giudice onorario del tribunale per i minori di Roma ha spiegato bene quali possono essere i disturbi che affliggono un bambino o adolescente adottato: malinconia, dislessia, nervosismo, chiusura in sè stesso, perdita degli obiettivi, una serie di inciampi che potrebbero compromettere il suo futuro.
E le famiglie ogni giorno affiancate dalla scuola, altro organigramma fondamentale nella crescita di un bambino, mirano ad evitare che il proprio piccolo inciampi e cada. Lavoro difficile e faticoso, ma che con il supporto di maestri e insegnanti formati nel giusto modo può essere portato avanti anche con successo.
Spesso però questa formazione manca e sul registro delle assenze vanno annoverati anche il buonsenso e l’educazione, sopprimere una classe, come avvenuto a Rieti, solamente perchè a farne parte era un bambino adottato è assurdo, atteggiamento figlio dell’ignoranza.
Mamme come Alessandra o Catiuscia non possono permettersi che qualcuno mini quanto di bello hanno costruito insieme al proprio bambino, avendolo preso per mano e accompagnato con dolcezza e pazienza a fare mille passi in avanti. La “cattiva scuola” non può fargliene fare duemila indietro.
Il convegno di Alma Mater ha aperto gli occhi a molte persone, ha sottolineato l’importanza di una scuola presente nella vita delle famiglie, la passione con la quale tutti i maestri e insegnanti dovrebbero fare il loro lavoro, sempre. Di come una buona formazione, oggi ancora a macchia di leopardo in Italia, possa dare i giusti strumenti per assistere e affiancare bambini e adolescenti adottati.
Perchè l’amore delle mamme e dei papà in lacrime durante il convegno ci fanno capire di come sia difficile ogni giorno combattere con una “società riccio” chiusa in sè con paraocchi e pregiudizi, di come sia difficile rispondere alle complicate domande di bambini di cinque o sette anni che devono scrivere un tema sulla propria mamma, che hanno conosciuto da solo 6 mesi.
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