La convocazione del Consiglio del 01.09.2014 testualmente recita: ”Proposta indizione referendum consultivo per distacco del Comune di Amatrice dalla Regione Lazio, ai sensi dell’art. 30 dello Statuto Comunale”.
Ancora una volta non si indica “dove dovremmo andare”, cosa di non poco conto e assolutamente necessaria per il proseguimento delle procedure per un successivo eventuale distacco; non c’è nella storia italiana un comune che indice un referendum senza indicare a quale regione intende afferire.
Se si procederà in questo senso avremo ancora una volta una delibera inutile; infatti, approvata l’indizione di tale referendum, occorrerà procedere ad un nuovo referendum che stabilisca in quale regione afferire (Marche? Abruzzo? Dove???). E poi ….dove andremo garantiranno le nostre richieste?
O andremo ad aggravare i loro ed i nostri problemi? Possiamo mai pensare di essere considerati affidabili offrendo a chi ci ospiterebbe un tentativo di secessione così maldestramente proposto, visto che si è dovuto riconvocare un altro consiglio comunale per votarlo?
Non era stato già dichiarato alla stampa che la votazione era già avvenuta (vedi sito ufficiale del Comune di Amatrice)? Ne consegue che il Comune di Amatrice verosimilmente faccia falsa informazione!
Oggi riteniamo sia fondamentale pretendere che i diritti essenziali dei cittadini, certezza della cure, scuola, infrastrutture, possano e debbano essere garantiti in egual modo a tutti. Ed è per questo che, con un sincero e fortissimo senso di appartenenza al territorio e alle sue tradizioni, questa minoranza, sostenuta da molti concittadini, sta cercando di ricostruire l’immagine di credibilità e di affidabilità della nostra città, in questi giorni maldestramente compromessa.
E’ ora che in Regione non solo ascoltino le nostre richieste, ma che le attuino, perché non vogliamo e non possiamo più aspettare. Certo!! Sicuramente non è con un atto di secessione che si possa addivenire ad un confronto democratico tra le parti. In Regione chi deve sapere sa già, chi deve decidere lo fa, e continuerà a farlo con chi dimostra credibilità, e non delibererà quanto concordato con chi minaccia “ferragostane secessioni”.
E quindi questo spiega, ancora una volta, perché siamo contrari alla “secessione” ed al vostro goffo e ridicolo tentativo di realizzarla”. Ricordiamo inoltre che lasciare una regione per entrare in una altra è certamente per i cittadini una spesa non solo economica; significa un nuovo “distretto” amministrativo e una ridefinizione del territorio, con tutto quello che questo comporta.
Vogliamo dire che siamo alle comiche finali? Il teatrino è finito? Ancora una volta mera e sterile superficialità, in disprezzo dell’intelligenza dei cittadini e delle Leggi.