Il reatino Ivano Panitti ci racconta la sua lotta contro il Coronavirus

“Le persone devono capire quanto è stato duro. Vorrei che la mia storia fosse un esempio per tutti, per far capire alla gente che col Coronavirus non si può scherzare”. Con queste parole il reatino Ivano Panitti introduce a Rietinvetrina.it e Radiomondo il racconto che ha condiviso stamattina sui social. Un’esperienza che gli ha fatto temere per la sua vita e che lo ha costretto ad oltre un mese di ricovero, faccia a faccia con la morte. “Ce l’ho fatta e voglio ringraziare tutto il personale dell’ospedale di Rieti per come mi ha assistito e per la grande professionalità dimostrata”.

Un pensiero di Panitti, grande tifoso di basket, è andato anche allo staff di Radiomondo: “Con il vostro speciale sulla promozione della Nuova Sebastiani ho passato due ore bellissime. Siete riusciti a non farmi pensare alla malattia.”

Poi Panitti prosegue con il suo racconto: “Il 30 marzo mi ammalo e penso sia solo influenza, 37.5 la mia temperatura. Il giorno dopo, 38, poi 39 la sera e 38 la mattina, il medico chiama il Covid center e mi viene a prendere il 118.

La sera del 3 aprile 2020 sono in ospedale, passo 3 giorni al Pronto Soccorso per poi essere trasferito al reparto Malattie Infettive dove iniziamo con la terapia dell’ossigeno (ho leggeri problemi respiratori). Mi curano con protezione allo stomaco, flebo di soluzione fisiologica, vitamina C, antibiotico e prelievi del sangue tutte le mattine con controllo saturazione sangue al pomeriggio, prelevando sangue dall’arteria emogas (dolorosissima).

Dopo 3 giorni a Malattie Infettive, il 9 aprile causa lieve peggioramento della respirazione, vengo trasferito al Covid center 2. Dal 9 al 12 aprile vengo assalito dalla paura e dalla depressione, paura di non farcela, l’aiuto dell’ossigeno aumenta ogni giorno, da quattro volumi sale fino a quindici. Non reagisco, mi sento debole, la paura aumenta, ma proprio a Pasqua ricevo tantissimi messaggi per gli auguri.

La notizia che sto male si inizia a diffondere e la vicinanza di tutti quelli che mi conoscono è la scintilla per riaccendere in me la voglia di lottare. Combatto non solo per me, ma anche per la donna che sta al mio fianco, Mariapia. Con lei abbiamo tante cose da fare, e poi combatto perché un’amica speciale a maggio diventerà mamma e dopo di lei a giugno la mia amatissima figlia Arianna mi darà la gioia di diventare per la seconda volta nonno. Reagisco, sopporto tutto il dolore degli aghi che ora odio, i miei polsi e le mie braccia sono pieni di buchi ed ematomi.

Combatto e la lotta inizia a dare i suoi frutti. Il livello dell’ossigeno di cui ho bisogno smette di salire ed inizia a scendere, giorno dopo giorno, il 22 aprile e poi il 24 aprile mi fanno due tamponi, entrambi negativi. Sono guarito dal Coronavirus, ma non sono guarito dai danni ai polmoni. I medici dicono che la mia situazione è molto buona, ma nei polmoni i due versamenti anche se si sono ridotti di molto sono ancora presenti, allora chiedo: “quanto tempo ci vorrà?”. Mi rispondono: “che con 4/5 giorni dovrebbero sparire”, ed intanto mi comunicano che l’ossigeno non devo tenerlo per 24 ore, ma posso gestirlo al bisogno.

Ci sono voluti tanti giorni, ma finalmente lunedi 4 maggio 2020 sono tornato a casa e SONO FELICISSIMO.

Mi sono fatto la barba, ho tolto le macchie lasciate dai cerotti, mi sono dato un’aggiustata ai capelli e poi mi sono messo sotto una calda doccia. Finalmente sono a casa e posso riabbracciare e vedere i sorrisi della mia famiglia, della donna che amo e di tutti i miei amici.

La cosa più brutta di questa malattia è stata la solitudine, che grazie a tutti coloro che mi vogliono bene ho superato. GRAZIE A TUTTI.”