Il concerto per organo e percussioni storiche organizzato dal Reate Festival, che si è svolto nel pomeriggio di ieri, 27 ottobre, Auditorium San Giorgio, è il perfetto esempio di come si possa coinvolgere ed entusiasmare sia l’orecchio più esperto sia l’ascoltatore più profano.
Un programma molto interessante quello presentato dal Maestro Gabriele Levi e il Maestro Mauro Occhionero, pensato per incuriosire il pubblico inserendo in un repertorio per organo, delle percussioni antiche della tradizione mediterranea.
Attraverso attente trascrizioni, i maestri, sono riusciti a far rivivere ai presenti in sala, le antiche corti barocche, dapprima quelle del Re Sole, con un repertorio francese che va dal ‘500 all’800, con qualche accenno al repertorio italiano e tedesco e nel mezzo, anche un brano del repertorio antico spagnolo.
Gabriele Levi, raffinato ed elegante musicista, ha interpretato lo spartito con una sensibilità storica e filologica, facendo percepire al pubblico la straordinaria sensazione di leggerezza e sicurezza sullo strumento.
L’affiatamento con il M°Mauro Occhionero, compositore e musicista di pregiata sapienza e sensibilità, è stato evidente in ogni passaggio.
Di grande effetto è stato il brano di Marin Marais “Symphonies d’Alcyone” nato per grande orchestra sinfonica, prevedeva 3 timpani e diverse altre percussioni, riadattato dai maestri per organo e percussioni antiche, è stato perfettamente eseguito ricreando con gran maestria un simile effetto sonoro soltanto con 6 tipi diversi di percussioni, alternati tra mani e piedi.
Non meno interessante è stata la scelta di inserire nel programma un brano dell’italiano Fabrizio Caroso, da “il ballarino”, antico trattato di composizione e danza, con una meravigliosa Gagliarda in Fa in un tempo ternario, perfettamente studiato per le percussioni antiche e che, con impulso creativo il M°Mauro Occhionero, ha interpretato con l’arte del ritmo, creando una sinergia con l’organo e dando un senso di dialogo tra la scrittura sullo spartito e la tradizione ritmica dove l’improvvisazione era in qualche modo dettata dalla danza.
L’attenzione posta dai maestri al suono primordiale che, le percussioni hanno intrinseche per natura, sono oggetto di uno studio personale costante ed un’elaborazione filosofica, affinché si possa percepire, ascoltandoli, una sostanza sonora che, dalla notte dei tempi, dà ritmo e profondità alle danze di tutti i popoli.
Passaggi, accenti, aggregati armonici melodici e ritmici, hanno fatto parte di questo eccezionale concerto, con una fluidità tipica dell’organo che ascende al cielo verso il divino, ma ancor più delle percussioni, che narrano la memoria storica del battito del cuore, la melodia ritmica che sale dalla terra alla radice dell’essere umano che cerca di elevarsi, attraverso la musica, al ritmo di danza e tutte le arti.
Sonia De Santis