IL NUCLEARE ARGOMENTO DI DISCUSSIONE NELLA CAMPAGNA ELETTORALE

Impianto nucleare

Anche quello sul nucleare è un tema di cui si discuterà nella prossima campagna elettorale, perchè sono le regioni ad avere competenza legislativa sull’energia.

E così alla sanità, vera regina delle politiche regionali, si accompagnerà anche il tema energetico, legato strettamente alla questione della salute, chiamando i protagonisti della scena politica  dei territori a prender partito a favore dell’eco energia o di quella prodotta con centrali  centrali nucleari.  

Emma Bonino , candidata del centrosinistra è contro il nucleare da sempre e per ragioni concrete, non astrattamente ideologiche. “ Il nucleare costa troppo e non è risolutivo per il nostro fabbisogno energetico”, sostiene, e “ non c’è proporzione tra costi e benefici.”  

Se, infatti, la sicurezza degli impianti è ormai maggiore rispetto a quelle dei tempi di Cernobyl, è altrettanto vero che  ancora non si è trovato un modo sicuro di smaltire i rifiuti che producono , le famose scorie, prodotti che hanno la cattiva abitudine di impiegare circa un millennio per smettere di essere dannosi.  E le malattie che si scatenano là dove il nucleare  e le sue scorie sono attivi sono davvero un costo enorme per le popolazioni.

Renata Polverini, candidata del centrodestra per ora usa il politichese per coprire l’assenza di pensiero sul tema.  E dà ragione al governo che ha impugnato  tre leggi regionali che dicono no all’insediamento di centrali sui loro territori. Le regioni in questione sono Campania, Basilicata e Puglia, contro cui si è sollevato il furore del sempre azzimatissimo ministro Scajola. 

Ed anche un sindaco  del centro-destra, il primo cittadino di Ragusa, alla notizia che il territorio da lui amministrato era tra quelli scelti per l’allocazione di una delle centrali nucleari di cui l’attuale maggioranza vorrebbe dotare il paese, così si è espresso: “.. comunque, rimango favorevole, dal punto di vista del principio, al nucleare. Ma ovviamente “ no” se ( si pensa di situare le centrali ) in aree come quella della Sicilia orientale che sono a rischio sismico".

E vorrei vedere. I principi spesso sono la foglia di fico con cui si cerca di coprire la sostanza dei problemi. E la sostanza è che il sindaco non vuole una centrale nucleare sul suo territorio, riproponendo il solito concetto del Nimby: Not In My Back Yard, non  nel mio giardino. 

C’è da giurarlo, nessun amministratore pubblico, per quante compensazioni saranno promesse, dirà di sì ad una centrale del genere. Emili compreso ( si spera). I Nè dirà di sì il sindaco di Magliano Sabino, probabile sito scelto dal Governo per il Lazio. Perchè i cittadini non accetteranno mai di vivere vicino ad un reattore nucleare.

E per capirlo basta pensare ai problemi prodotti  qui da noi dalla collocazione di impianti di depurazione  di Campo Reatino o quello per la  lavorazione di inerti che si vorrebbe situare a Vazia.

Moltiplichiamo per mille i danni che si paventerebbero  alla notizia che si vivrà, che le persone care vivranno, accanto ad una centrale atomica. E facciamo un rapido esercizio di simulazione di una simile ipotesi. La reazione personale vale, in questo caso, per una regola. E la regola è che gli italiani, anche per una loro specifica caratterizzazione emotiva e culturale il nucleare non lo vogliono. Per riutilizzare un concetto a me caro, direi che per gli italiani il nucleare non è sostenibile.

E infatti,  l’Italia nel 1987 votò “no” alla scelta del nucleare. L’80,20% degli elettori votarono contro e soltanto il 19% si dichiarò favorevole.Tredici anni dopo cosa è cambiato per riproporre un sistema di produzione energetica che  continua a fare paura? 

E, quante centrali occorrerebbero per sostenere il nostro fabbisogno energetico? In Spagna ce ne sono più di cinquanta. In Francia 104. E quanti comitati locali sorgerebbero ad ogni proposta d’impianto? E chi accetterebbe che fossero i privati ad investire nella costruzione di centrali come vorrebbe fare il governo in carica, in assoluta solitudine, visto che dovunque il nucleare è cosa pubblica.

Ma la maggioranza di governo sa tutto questo, pertanto c’è da sperare che stia usando l’argomento esclusivamente a fini propagandistici e per coprire il nulla che il nostro paese investe nella ricerca scientifica e nel campo delle energie rinnovabili.