Le composizioni del musicista reatino Giuseppe Ottavio Pitoni, da oltre 50 anni, sono tema di studio da parte della Fondazione canadese “Studio Musique Ancienne de Montréal” (SMAM), una associazione che ha lo scopo di interpretare la musica antica ricreandone i tempi e i colori vocali e strumentali. La SMAM, fondata nel 1974 dai musicisti Christopher Jackson, Réjean Poirier e da Hélène Dugal, nel 2011, lo Studio de Musique Ancienne, sotto la direzione di Christopher Jackson, a conclusione di un corso di studi, ha registrato il CD, “Musica Vaticana” ponendo in prima posizione il mottetto “Dixit Dominus” del musicista reatino Giuseppe Ottavio Pitoni dal 1719 fino al 1943 Maestro della Cappella Giulia della Basilica di San Pietro in Vaticano.- Su questa notizia, ho chiesto il parere del celebre organista, Maestro Arturo Sacchetti, già direttore del Coro da Camera della Rai e, per anni, direttore del programmi musicali della Radio Vaticana, il quale così si è espresso :
“Uno Stato lontano, il Canada con la sua capitale Montreal, per testimoniare la gloria di Giuseppe Ottavio Pitoni (Rieti 1657-Roma 1743), che ha il suo retaggio di gloria immortale con la preziosità interpretativa del mottetto Dixit Dominus a 16 voci in 4 cori e basso continuo interpretato dallo ‘Studio di musica antica di Montréal’ sotto la direzione artistica di Christopher Jackson.
Un riferimento blasonato MUSICA VATICANA testimonia la colossale operosità del nostro, autentico ed imperituro testimone della creatività polifonico-vocale romana sei-settecentesca. Sorprende l’analisi del corpus compositivo stilato dal musicologo Sigfried Gmeinwieser, che approfondì, in occasione della redazione della sua tesi di laurea, il catalogo delle opere. Nella temperie del fervore compositivo, osannato dalla imponente creatività musicale sacra dei contemporanei, Giuseppe Ottavio Pitoni si pone stella luminosa quale continuatore di Johann Sebastian Bach (1685-1750), al pari continuatore della silloge ‘Ad maiorem Dei gloriam’. Al presente, sia in Italia, sia all’estero, il credo musicale del compositore ha limitati retaggi esecutivi a scapito della frequentazione del genere polifonico sacro, forse posto in ombra, purtroppo limitatamente, al colossale patrimonio creativo dei compositori. Ci si augura che la ‘futura memoria’ della gloria di Rieti si concreti in iniziative atte a glorificare un testimone ‘storico’ italiano, non ultimo nella dovuta e rispettosa ammirazione dell’arte musicale sacra universale.”