La crisi energetica, iniziata negli ultimi mesi del 2021 e acuita dal conflitto Ucraina-Russia scoppiato a inizio 2022, sembra essere stata superata. Il mercato energia negli ultimi mesi si è stabilizzato su livelli molto più sostenibili per gli utenti finali. Questa rinnovata stabilità, però, non si è tradotta in un ritorno ai prezzi pre-crisi ma – al contrario – in nuove condizioni economiche “standard” per gli utenti, strutturalmente più care. I dati raccolti dall’Osservatorio Segugio.it sul confronto tra inizio 2021 e inizio 2024evidenzianodue trend: il primo è un drastico aumento della quota fissa delle offerte luce e gas, ovvero l’importo che a tutti gli effetti può essere considerato come un canone mensile richiesto dai fornitori per ciascun punto di fornitura e a prescindere dai consumi; il secondo è l’incremento del prezzo materia prima al kWh o Smc delle tariffe bloccate rispetto alle tariffe indicizzate.
La quota fissa “abbonamento” delle offerte è aumentata
La quota fissa mensile delle tariffe rappresenta un vero e proprio canone, simile al costo fisso richiesto dagli operatori per gli abbonamenti Internet casa. Indipendentemente da quanto consuma un utente, la quota fissa delle offerte luce e gas è cresciuta: confrontando aprile 2021 con febbraio 2024 essa è aumentata del +24% per la luce e del +48% per il gas. L’aumento è ancora maggiore se si considerano le offerte (stesso provider e stessa tariffa) disponibili sia nel 2021 sia nel 2024. In questo caso, si registra un incremento del +75% per la luce e del +84% per il gas. I fornitori hanno aumentato il valore della quota fissa, probabilmente per mettersi al riparo da possibili ulteriori oscillazioni di mercato e, in alcuni casi, per recuperare il guadagno “andato perduto” nel 2022. Strutturalmente, però, oggi la componente di rischio pesa molto di più per il fornitore rispetto al 2021.
Tornano le offerte a prezzo fisso ma ora convengono meno
L’altro fattore da considerare è un vero e proprio passaggio di consegne tra le tariffe a prezzo fisso e le tariffe indicizzate. Pre-crisi, infatti, le tariffe a prezzo bloccato erano molto più diffuse e, soprattutto, più convenienti rispetto al costo energia e gas all’ingrosso, in media del 65% per la luce e del 50% per il gas. Le offerte bloccate rappresentavano il vero punto di forza del mercato libero rispetto alle tariffe di tutela, perché permettevano di fissare il prezzo per 12 o 24 mesi a fronte di una tutela che per definizione era (ed è) variabile. Nel corso del 2022, a causa della forte instabilità del mercato, le tariffe a prezzo fisso sono quasi sparite. Le poche rimaste avevano prezzi completamente fuori scala rispetto ai prezzi all’ingrosso che, comunque, oscillavano nel 2022 con variazioni anche di +100% mese su mese. Oggi, con un mercato energetico più stabile, le tariffe a prezzo fisso sono tornate (ma raramente superano i 12 mesi di prezzo bloccato, mentre prima le condizioni potevano applicarsi anche a 24 o 36 mesi). Restano, però, molto meno convenienti rispetto alle tariffe indicizzate. In media, infatti, le tariffe a prezzo bloccato per la luce hanno un costo del +30% rispetto alle controparti indicizzate (se applichiamo i costi all’ingrosso attuali e/o quelli attesi per i prossimi 12 mesi). La differenza è ancora più marcata per il gas: le tariffe a prezzo bloccato, infatti, prevedono un costo del gas superiore del +65% rispetto alle indicizzate ad inizio 2024.
Offerte luce e gas: confronto tariffe a prezzo bloccato con indicizzato
L’analisi mensile che mostra il confronto tra la migliore tariffa luce a prezzo fisso ed il PUN, a cui sono indicizzate le tariffe variabili, chiarisce l’evoluzione del mercato e la sua attuale stabilità. Tra la fine del 2023 e le prime settimane del 2024 si registrano oscillazioni di prezzo minime; tuttavia, i fornitori continuano a proporre tariffe a prezzo fisso ad un costo dell’energia ben superiore rispetto al mercato.
Fonte: dati Osservatorio Segugio.it
Dati molto simili arrivano dall’analisi delle tariffe gas, con il confronto tra la migliore offerta a prezzo fisso ed il PSV. Anche in questo caso, con un mercato più stabile rispetto alle condizioni precrisi, le tariffe a prezzo fisso, pur tornando accessibili e più varie, comportano una spesa superiore rispetto alle tariffe indicizzate.
Fonte: dati Osservatorio Segugio.it
Paolo Benazzi, Head of Utilities di Segugio.it: <<le oscillazioni del 2022 sembrano, per fortuna, un ricordo. Questo sempre al netto di eventuali ulteriori stravolgimenti geo-politici. Nonostante questo, il mercato dopo la crisi sembra essere strutturalmente molto diverso: i fornitori devono gestire un rischio maggiore oggi, bloccare il prezzo per 12 mesi è un lusso che per l’utente ha un costo rilevante.>>