La lettera del Nunzio porta la data del 20 giugno. Quel giorno sono stato chiamato a Roma. Ed informato che il papa mi nominava vescovo di Verona.
Avevo in questi anni avuto sentore di qualche spostamento, ma poi tutto era sempre rientrato. Consideravo che così sarebbe stato ancora a lungo.Oggi, anzi da qualche giorno, sono dentro una tempesta emotiva, sopraffatto dalle tantissime persone che mi hanno svelato il loro affetto e la loro amicizia. Non che non avvertissi prima questa energia fatta di vicinanza e di simpatia, ma era come dissolta nel quotidiano andirivieni e non ci si faceva caso. In queste ore, vinte le inibizioni e la riservatezza, è venuto alla luce un legame forte, tenace che mi toglie il respiro.Se avessi scelto non sarei andato a finire così lontano da qui, dalla mia terra, dai miei genitori. Ma so che la “chiamata” è sempre una novità che non si può preventivare.
Nel Vangelo di oggi sono riportate queste parole: “Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano”. La novità è soltanto Gesù Cristo che da questa Cattedrale dove sono stato ordinato vescovo ha annunciato in questi 7 intensi anni. È soltanto Gesù la novità che fa saltare il banco delleconsuetudini, dei pregiudizi, delle ovvietà. Si dice solitamente che a Rieti non succede mai niente.
È successo di tutto in questi 7 intensissimi anni: terremoto, pandemia, alluvione, crisi economica e sociale. E siamo stati insieme. “Fides” significa “legame” che per quanto invisibile è indistruttibile. Non mi viene da pensare che si allenterà o si distruggerà, ma si affinerà e si approfondirà. Questo è il mio augurio. Non senza aver detto grazie a tutti. E scusa a chi posso aver contristato.