Questo l’appello del sindaco di Amatrice Palombini, a seguito dell’invio al Presidente Conte di una richiesta di incontro di tutti i 138 sindaci del cratere, come da delega ricevuta dall’Assemblea del costituito Comitato dei sindaci del sisma del centro Italia:
“Signor Presidente, ci ascolti!
Da quel terribile 24 agosto nel quale una gran parte dell’Italia ha subito il dramma di un terremoto devastante, le istituzioni non sono riuscite a dare quelle risposte che la gente di quei territori aspettava.
Si sono succeduti governi, primi ministri, commissari, si sono scritte migliaia di pagine di regole spesso per obiettivi diversi dai veri problemi della gente. Tutti abbiamo ormai compreso che la rinascita di un tessuto economico e sociale e la ricostruzione di questi territori non può essere in balia di una politica nazionale che ha altri obiettivi e altre vedute, occorre mettere di nuovo al centro del processo il cittadino e gli enti locali, i primi avamposti delle istituzioni che sono e saranno sempre in prima linea e a contatto diretto con la gente.
Ci ascolti, signor Presidente.
Il tempo è scaduto. È il momento di fare scelte coraggiose e forti. Noi sindaci siamo animati da un sentimento di impotenza e frustrazione, perché siamo consci di cosa servirebbe ma siamo fuori dal meccanismo operativo. Mi creda, signor Presidente, spesso viene voglia di togliersi quella fascia tricolore che rappresenta noi, ma anche Lei, per l’impossibilità che proviamo di dare risposte a chi le chiede e ne ha diritto.
Ci riceva, signor Presidente, per un sereno confronto sui temi e ascolti le nostre proposte. Serve un cambio di passo deciso per riportare la gente ad avere fiducia nelle istituzioni, per dare futuro a questi territori abbandonati. Non si troverà di fronte politici o bandiere, ma cittadini, primi cittadini, i quali Le chiederanno di dire con chiarezza quali impegni il Suo governo intende prendersi.
Dobbiamo arginare la desertificazione e lo spopolamento. Il centro Italia non può e non deve rimanere una grande sconfitta dello Stato, ma deve diventare l’occasione di dimostrare che non siamo solo un grande popolo ma anche una grande Nazione”.