“Il calcio per cancellare i segni del mostro”, queste le parole che titolano l’intervista concessa da Sergio Pirozzi al giornalista Giancarlo Febbo del Corriere dello Sport in edicola oggi.
Lui, il guerriero è diventato il simbolo della resistenza al mostro, l’uomo per cui il tempo si è dilatato, le ore non gli bastano più per fare quello che deve, cioè lottare per restituire alla sua gente speranze e prospettive. Ma Sergio Pirozzi è anche un uomo di calcio, che oggi pomeriggio in un raro momento di pausa, si informerà sul risultato dell’Ascoli , la sua squadra del cuore, della quale ha allenato per due anni la formazione Primavera.
L’intervista integrale:
Sindaco Pirozzi , Ascoli – Perugia è stata posticipata a domenica, lo strascico di un terremoto che non dà tregua.
“Mi fa un brutto effetto. E’ il segno del mostro che interviene nel quotidiano, una inquietudine che non riesci a scrollarti di dosso . Ma il ” Del Duca ” si rimetterà a posto, qui da noi invece i problemi son ben diversi.
Lei andrà ad Ascoli allo stadio a vedere la partita?
“No, gli impegni sono troppi, le 24ore di un giorno non bastano più. Ma io non demordo, chi viene dal mondo dello sport è abituato a combattere. Se ti alleni vinci.”
A proposito, tra le altre cose lei è un allenatore niente male.
“Beh, senza falsa modestia direi di si. Ho vinto nove campionati tra i dilettanti.”
Anche adesso “sarebbe ” alla guida del Trastevere : perdoni il condizionale.
“In realtà sta pensando a tutto il mio secondo (Aldo Gardini, con supervisione del ds Andrea Calce ) io mi sono affacciato un paio di volte, visite a sorpresa. Comunque, siamo i primi in classifica. ”
Il suo Ascoli invece non se la passa benissimo.
“L’Ascoli ha già vinto quando, qualche tempo fa , ha superato le turbolenze societarie, adesso deve ottenere il suo obiettivo stagionale e poi, in futuro, punterà parecchio in alto.”
Lei si considera tifoso bianconero?
“Lo sono, anche se nell’altra vita, cioè quando ero bambino, parteggiavo per il Cagliari dove c’era Gigi Riva che raffigurava l’emblema dell’appartenenza a una comunità, l’unico che aveva respinto le avances della grande Juve. A proposito, diventato più grande, mio padre mi convinse a diventare juventino, mentre mio figlio è romanista. Insomma, a casa mia ce n’è per tutti i gusti.
Sergio Pirozzi è un pò il Gigi Riva di Amatrice: come vive l’improvvisa popolarità.
“Visto da cosa è scaturita naturalmente ne avrei fatto volentieri a meno. Al contrario avrei gradito una maggiore notorietà nel mondo del calcio, lì qualcosina abbiamo fatto.”
Tra l’altro ha “incrociato ” in campo anche l’attuale allenatore dell’Ascoli, Alfredo Aglietti.
“In serie D lui allenava il Rondinella io il Rieti. Senza che vi dico come andò – e trova lo spazio per un sorriso – cioè tanto a poco per me. Questo all’andata, nel ritorno ci ritrovammo all’ultima di campionato, pareggiammo, io festeggiai il ritorno in serie C del Rieti dopo 62 anni, lui la salvezza.”
Vi siete ritrovati in occasione di Ascoli- Spezia, dopo il primo terremoto, quando lei fu accolto con calore dalla curva, insieme ai sindaci di Accumoli e Arquata, il famoso SOS AAA.
“E’ stato un momento particolarmente emozionante, purtroppo il ‘mostro’ era ancora in agguato. Fu anche l’ennesima dimostrazione della sensibilità dei tanto vituperati ultras. Ci tengo a sottolinearlo, il mondo dello sport in generale e quello del calcio in particolare hanno offerto una solidarietà incredibile, anche materiale. Sarà che provengo da quell’ambiente, ma penso che quello che hanno fatto tutti i tifosi d’Italia sia davvero straordinario.”