I TANTI METRI QUADRATI DI VENDITA DECLAMATI DA ASCOM, SONO SODDISFACENTI?

Franco Proietti

In risposta alla raccolta di firme promossa da COOP Centro Italia per sollecitare il Comune ad esaminare il progetto di centro commerciale da realizzare nell’area ex zuccherificio, l’Associazione commercianti reatina ha licenziato un comunicato con il quale esprime la sua netta contrarietà sostenendo che, la città di Rieti non ne ha bisogno di un nuovo centro commerciale essendo il numero di metri quadrati di vendita per abitanti a Rieti superiore a quello che c’è nella regione Lazio e più in generale in Italia.

Non sono in grado di dire se quei dati sono esatti ma, riconoscendo la serietà del Presidente e la professionalità di una Associazione che viene da lontano, non posso che ritenerli veritieri mi ha sorpreso però, non vedere tra di essi un dato che ritengo sia sbagliato trascurare: l’Associazione commercianti reatina è in grado di quantificare il volume delle risorse che i reatini riversano nei bacini commerciali delle città che confinano con la nostra provincia? Non sono in possesso di questo dato ma tutti sappiamo che il volume delle risorse reatine che prendono la strada di Terni, Roma, l’Aquila, Avezzano sono abbastanza ingenti. Alcuni quantificano questo flusso almeno in un 40% rispetto al totale potenziale volume di spesa.

Se questo dato è attendibile possiamo ragionevolmente dire che esso si verifica perché l’attuale rete commerciale, nonostante risulti abbondante di metri quadrati di vendita, non è in grado di soddisfare le aspettative del mercato. Evidentemente i consumatori reatini considerano tale rete non in grado di offrire sufficienti condizioni di scelta per qualità, diversificazione di prodotto, prezzo ecc. ecc. Ciò detto dovremmo convenire tutti che bisognerebbe far qualcosa per trattenere nella nostra economia, almeno in parte, di quel volume di risorse che oggi prende altre strade.

Se la realtà impone di prendere atto che non è solo la quantità di metri quadrati disponibili che rende qualificata, moderna e appetibile per i consumatori, una rete commerciale è del tutto evidente che per superare il gap che oggi ne deprime la evoluzione non si può continuare a lasciarla com’è perché se ne decreterebbe la lenta agonia. Bisogna fare qualcosa senza misconoscere che si vive un momento di totale stagnazione ma, avendo sempre l’occhio rivolto a cogliere quanto si muove attorno, quale potrebbe essere la evoluzione economica e sociale nei prossimi dieci, venti anni (il superamento dell’attuale momento di crisi, l’adeguamento dell’assetto infrastrutturale, l’incremento dei flussi turistici ecc. ecc.) e infine, attribuire allo stesso dinamismo della rete commerciale, un ruolo per innescare la inversione di tendenza che può far uscire questa città dalla regressione nella quale sembra risucchiata inesorabilmente.

Vorrei umilmente invitare anche l’Associazione commercianti a valutare, in questa ottica, il progetto di COOP Centro Italia. Una azienda i cui centri di comando che sono altrove hanno deciso di reinvestire qui parti ingenti delle risorse che anche i reatini gli hanno consentito di accumulare. Risorse la cui dimensione è tale da ridare ossigeno prezioso ad una economia in asfissia della quale potrebbero beneficiare, nei due anni necessari per realizzare l’opera, lavoratori, artigiani, imprenditori e commercianti reatini. Un’opera che restituisce alla città un’area abbandonata ormai non più periferica alla città, un pezzo di archeologia testimone del suo primo presidio industriale che è anche il primo impianto per la produzione dello zucchero in Italia, un centro commerciale moderno che potrebbe fungere anche da stimolo per razionalizzare e modernizzare l’intera rete e contribuire così a renderla capace di trattenere in loco parte di quelle risorse che fuggono dalla nostra economia ed un ulteriore elemento d’attrazione per flussi di acquirenti provenienti da aree vicine.

Al Consiglio comunale il compito di rispondere presto, nell’interesse dell’intera comunità, alla richiesta di COOP Centro Italia tentando di comporre, senza traumi, una controversia che è interesse di tutti superare.