Lo strabiliante articolo di Serio Rizzo apparso oggi sul Corriere della Sera sui contributi versati ai Gruppi consiliari della Regione Lazio esce con un sincronismo perfetto – per quanto non voluto – rispetto alle polemiche di queste ultime ore sul ridimensionamento dell’ospedale San Camillo de’ Lellis e di tutta la sanità reatina.
Secondo le cifre riportate nel pezzo, la Regione Lazio avrebbe assicurato nel solo 2011 ai Partiti presenti in Consiglio (otto dei quali rappresentati addirittura da un solo esponente) l’incredibile cifra di 15 milioni di euro a titolo di contributi extra rispetto alle già ragguardevolissime indennità (accompagnate dai vitalizi di fine mandato) che ogni Consigliere regionale percepisce a titolo personale. Vale a dire quattro volte la quota elargita dalla Camera dei Deputati ai propri Gruppi parlamentari.
Queste cifre, tenute finora ben occultate, segnano l’ennesimo punto di rottura (e forse anche quello di non ritorno) tra la società civile e i rappresentanti istituzionali, sempre più asserragliati a difesa del proprio fortino di assurdi privilegi. Le prevedibili smentite, correzioni, interpretazioni dei dati riportati da Rizzo che pioveranno nelle prossime ore non potranno cambiare nulla della realtà dei fatti che è quella per cui ai cittadini si infliggono riduzioni dello stato sociale sempre più insopportabili in nome dei risparmi imposti da questi tempi di crisi, mentre cospicue risorse continuano ad essere destinate al mantenimento e, addirittura, all’ampliamento dei privilegi della casta.
Se la questione non fosse terribilmente seria, verrebbe da sorridere di fronte agli argomenti da cortile utilizzati per tentare di placare le legittime e fondate preoccupazioni circa il futuro prossimo della sanità reatina, massacrata da tagli continui e umiliata dalla feroce determinazione della Regione nel negare – con pervicacia degna di miglior causa – persino il minimo indispensabile per sopravvivere dignitosamente.
Basti pensare che l’ospedale di Rieti tira avanti ormai da dieci anni solo grazie ai precari e che le professionalità migliori sono inevitabilmente destinate ad essere perdute a favore di strutture sanitarie extraprovinciali. E’ chiaro che simili squilibri non potranno più essere tollerati e che fin da subito si debba riconsiderare dalle fondamenta il piano di tagli messi in atto in nome di una spending review che, alla luce dei dati sui contributi elargiti ai Gruppi consiliari della Regione Lazio, serve all’apparenza solo per perpetuare favori dal sapore medievale ai “signorotti” di turno.
La maschera dell’ipocrisia istituzionale è ormai caduta: dire che a Rieti si deve chiudere, ridimensionare, negare anche minime assunzioni di personale perché non ci sono i soldi è in tutta evidenza un’operazione non più credibile e che nessuna persona responsabile può ormai pensare di continuare ad avallare.