Tutto è cominciato nel mese di marzo 2020, quando l’Italia si è vista sprofondare in uno dei periodi più bui dal secondo dopoguerra. Il Covid, che partendo dalla Cina si è esteso a macchia d’olio su tutto il mondo, ha provocato più di 2 milioni di morti, circa 87mila solo in Italia.
La pandemia, però, non ha avuto ripercussioni solamente sulla salute delle persone, portando al collasso i sistemi sanitari di tutto il mondo, con gli ospedali ridotti allo stremo, incapaci di far fronte all’emergenza: il Covid, e conseguentemente i lockdown nazionali con le inevitabili restrizioni imposte dai governi, hanno colpito duramente il settore economico e lavorativo, piegando allo sfinimento tanti di quei piccoli imprenditori che con le proprie forze hanno dovuto far fronte ad una crisi drammatica che nessuno avrebbe mai immaginato.
Innumerevoli esercizi commerciali di vendita diretta sono stati costretti a chiudere, dando il via ad un acceso dibattito sull’importanza di incentivare gli acquisti presso esercenti fisici, declassati dal commercio online, che ha visto aumentare in modo esponenziale i click con milioni di persone chiuse in casa per il dilagare del virus. Eppure, se generalizzare consente di individuare più immediate risposte, è pur vero che anche molti piccoli imprenditori attivi sull’e-commerce sono stati duramente colpiti dalla pandemia. Si tratta in particolare di quanti, non vendendo beni di prima necessità, si sono trovati a far fronte a un brusco calo delle vendite e, contestualmente, a dover sostenere le spese di sempre.
Tra loro, una piccola imprenditrice reatina, che con perseveranza e passione è riuscita a trasformare le difficoltà della pandemia in punti di forza per la propria attività, offrendo inoltre, con la propria testimonianza, uno sguardo diverso sul ruolo che tradizionalmente è attribuito al commercio online:
«Mi chiamo Lisa, e da alcuni anni mi dedico all’artigianato, una passione che si è concretizzata nel 2020 con la fondazione della ditta individuale L’acchiappasogni jewelry. Tramite il sito della mia impresa, mediante le pagine social e alcune piattaforme terze di cui mi avvalgo nelle vendite, posso esportare in tutto il mondo i prodotti di bigiotteria che ogni giorno realizzo con cura e dedizione.
Quando a marzo 2020 la situazione è improvvisamente precipitata per via del lockdown, ho vissuto una fase di grande preoccupazione a causa di un drastico calo delle vendite, nonostante la mia attività sia sempre stata online, quindi rivolta ad acquirenti virtuali, soprattutto all’estero. Ciò è stato sicuramente dovuto alla preoccupazione e alle incertezze che hanno indotto tanti a mettere qualcosa da parte, piuttosto che scegliere spese considerate un po’ futili, come l’acquisto di bigiotteria. Ci sono poi state difficoltà pratiche nell’aspetto logistico, per quanto riguarda le forniture. Le ditte europee, statunitensi e coreane delle quali mi servo per il rifornimento delle materie prime, hanno provocato clamorosi ritardi nelle consegne, e molti fornitori hanno persino chiuso i battenti per diversi mesi.
Anche l’aspetto fieristico di vendita diretta che ero solita condurre è venuto meno. Le fiere di artigianato rappresentavano un momento di confronto e di contatto diretto con i clienti, e anche una fonte di guadagno sostanziosa se paragonata alle tasse che si hanno nel commercio online. Quest’aspetto, purtroppo imploso per via del Covid, è tra quelli per cui forse più risento gli effetti della pandemia: mi manca molto la possibilità di partecipare agli eventi dal vivo, ma spero di poter tornare presto a farlo.
Per quanto riguarda gli acquirenti, c’è stata una fase, circoscritta all’inizio, di paura e diffidenza verso ogni cosa che venisse dall’estero, quando non si capiva e ci si domandava continuamente se il virus sopravvivesse sulle superfici. Ricordo che disinfettavo ogni singolo componente per diversi minuti, facendo bagni nell’alcool e passaggi nell’acqua per pulire il tutto. Poi asciugavo minuziosamente tutti i pezzi per non danneggiarli, procedimento che mi rallentava molto nel lavoro.
Al livello personale, però, il Covid è stato anche un punto di partenza che mi ha spinta a migliorare sempre di più l’aspetto della cura dell’inserzione online, delle foto, dell’interfaccia di vendita. È stato un po’ un pretesto, quello del Covid, per potenziare alcuni aspetti della mia attività che magari prima erano più trascurati o poco considerati. L’attenzione al cliente è stato l’aspetto che sicuramente ho ancora di più implementato, anche per una forma di solidarietà nei confronti di quelle persone che forse cercavano nell’acquisto online un modo per evadere dalla tragicità del contesto intorno a noi.
Così, dall’inizio della pandemia, ho iniziato a inserire nei pacchetti una nota scritta a mano in cui cercavo di fare forza al cliente che riceveva il pacchetto, lo incoraggiavo a stare al sicuro, a rimanere a casa e a non perdere la speranza, il tutto accompagnato anche da un piccolo regalino.
Ciò che sono riuscita a trarre da questa confusione iniziale è stato un potenziamento della macchina del commercio online per quanto riguarda il mio negozio, ma che sicuramente è un’esperienza condivisa da molti, e ho visto crescere la mia attività rispetto all’inizio, perché le persone, anche spinte dalla necessità e impossibilitate a compiere spostamenti, hanno iniziato ad avere più fiducia nel commercio online, persino i più diffidenti. Ho così riscontrato un implemento delle vendite, dei contatti, e i rapporti con i clienti si sono intensificati: ho ricevuto tanti feedback di gioia nell’aver ricevuto un piccolo sostegno da parte di una venditrice indipendente, sperduta in una cittadina al centro dell’Italia. È stato bello anche questo, scoprire solidarietà e vicinanza anche da persone distanti da me, provenienti da tutto il mondo.
Certamente ci sono stati momenti di forte incertezza, ho assistito con preoccupazione all’evolversi delle varie fasi del lockdown, ma non mi sono mai arresa né ho perso la speranza. Al contrario, ho sempre cercato di trovare un modo per uscirne arricchita, concentrandomi su quegli aspetti che potevo permettermi di ampliare e migliorare: ad oggi posso dire di sentirmi molto soddisfatta e gratificata dal mio lavoro.
Ci tengo ad affermare che non si deve assolutamente demonizzare il commercio online: molti imprenditori di vendite dirette, ad esempio, hanno dovuto reinventarsi proprio tramite piattaforme e-commerce per resistere alla pandemia. Tanti, purtroppo, si ostinano a ritenere il commercio online una stregoneria, tacciandolo di sottrarre qualcosa al commerciante che vende a tu per tu. Ma i due aspetti non devono essere visti in contrapposizione: anche l’e-commerce fa girare l’economia, anche il commerciante online paga le tasse come quello dal vivo, e ha tutta una serie di spese che deve sostenere. Il lavoro dal vivo o tramite uno schermo online non sono realtà che entrano in competizione, l’esistenza di una non deve escludere l’esistenza dell’altra, poiché sono entrambe forme valide di commercio, e bisogna smettere di pensare che il venditore online “rubi il lavoro” al venditore a tu per tu. Generalmente, poi, quando si pensa all’e-commerce, vengono in mente solo i grandi colossi del mercato, e questo è forse l’errore più grande: ciò che bisogna tenere a mente, infatti, è che il commercio online ha rappresentato un’ancora di salvezza per tantissimi commercianti che, altrimenti, avrebbero rischiato di perdere il proprio lavoro durante il lockdown, trovando invece il coraggio e la capacità di trasferirsi sul web».