È «in nome della madre» che il vescovo Domenico ha rivolto il suo pensiero di inizio anno a quanti si sono riuniti in Cattedrale per partecipare alla Santa Messa nella solennità della Maternità divina di Maria. Con l’auspicio che il passaggio dal 2021 a 2022 segni «una ripresa demografica, senza della quale non ci sarà alcuna altra ripartenza».
È «in nome della madre», infatti, «che si inaugura la vita, la si accende, la si diffonde». E dunque non può che destare preoccupazione il numero decrescente delle madri nella nostra società, il cui desiderio di crescita sembra in contraddizione di fronte all’andamento negativo della natalità. Un indicatore non solo economico, ma più profondamente sociale, al quale è necessariamente legato anche il riavvio di un dialogo tra le generazioni. Come infatti spiega papa Francesco, «alle solitudini degli anziani si accompagna nei giovani il senso di impotenza e la mancanza di un’idea condivisa di futuro». Parole prese dal Messaggio del Pontefice per la Giornata Mondiale della Pace, che ricorre proprio il primo giorno dell’anno.
Ma c’è dell’altro, perché Maria non è solo la madre di Gesù, è anche la “Madre di Dio”. Gesù, il Verbo fatto carne, «Maria l’ha concepito e poi partorito nel suo grembo. Prima l’ha concepito nel suo cuore e poi l’ha partorito nel suo corpo». Ed è in questo senso che i cristiani sono chiamati ad essere generativi: «dopo esserci nutriti della sua Parola, traduciamo questo seme in “fatti di vangelo”», ha detto il vescovo, esortando a mostrare «con qualche gesto concreto che facciamo sul serio e che non bastano auspicii, pii desideri, o velleitarie aspirazioni».
Un doppio augurio, quindi, quello del vescovo Domenico per il nuovo anno, che somma alla speranza di una ripresa demografica, quella di «non accontentarsi delle nostre idee, ma tradurle in azioni concrete e verificabili» per essere «una comunità che sul piano dell’educazione e del lavoro riesca a portare a casa risultati certi».