L’immagine più emblematica e significativa in merito all’incontro che si è svolto giovedì, 13 dicembre, presso “Il cantinone” di Cittaducale tra il dottor Giuseppe Antoci, già Presidente del Parco dei Nebrodi nonché vittima di un grave attentato da parte della mafia ed i ragazzi delle classi quarte e quinte degli Istituti Agrari del Savoia, la offre uno dei 10 uomini che, abitualmente, scortano Antoci nei suoi movimenti.
“Nell’arco di due ore, i giovani hanno ascoltato l’intervento del Dottor Antoci senza proferire verbo, non è volata una mosca e, molti, si sono commossi fino alle lacrime: non avevo mai visto nulla del genere!”. L’incontro è stato voluto ed organizzato da “SoS Impresa – Rete per la Legalità”, un’associazione che promuove la legalità al fine di prevenire e contrastare il racket delle estorsioni e dell’usura. Hanno partecipato all’evento all’incirca un centinaio di ragazzi provenienti dalle sedi delle scuole agrarie del Luigi di Savoia della preside Maria Rita Pitoni: l’Ipsasr di Cittaducale e l’Ita di Rieti.
I giovani delle classi quarte e quinte del Tecnico Agrario di Rieti sono stati prelevati da un pullman dell’associazione che, al termine dell’incontro, li ha riaccompagnati presso la sede di via Togliatti mentre gli alunni della quarta e quinta dell’agrario di Cittaducale si sono recati presso Il Cantinone a piedi, con i loro docenti. Unitamente ad Antoci hanno presenziato all’evento il sindaco di Cittaducale, Leonardo Ranalli, dettosi “entusiasta per il successo riscosso”, Pasquale Busà, Presidente di Sos Impresa – Rete” e Giuseppe Scandurrea, Storico e Letterato. Ma il palcoscenico e le attenzioni sono state tutte per il dottor Antoci che ha letteralmente ipnotizzato la platea con le sue narrazioni, tutte correlate al mondo dell’agricoltura ed alle tragiche esperienze di vita – purtroppo connesse alla mafia – che ne hanno segnato l’esistenza: propria e della sua famiglia.
“I nostri giovani hanno partecipato con un coinvolgimento emotivo senza eguali – dice la Prof.ssa Maria Livia Orfei – io stessa sono rimasta basita dinanzi ad una partecipazione che, abitualmente, non è loro propria, non in questi eventi, non in queste circostanze. I nostri sono ragazzi operativi, d’azione, dediti alle attività pratiche ed al lavoro, manuale in specie. Osservarne la presenza e la partecipazione piena, totale, condivisa in un evento di questo tenore, è stata per tutti noi docenti una straordinaria sorpresa”.
Antoci ha narrato anche storie di vita personali. “La mia esistenza e quella dei miei cari è purtroppo caratterizzata dalla mafia che almeno da un lustro non ci consente di vivere un’esistenza lieta, normale, serena – ha detto Antoci sollevando solidale commozione – sono, siamo costantemente scortati, vigilati e non ci sentiamo liberi. Mi piacerebbe tanto fare un bel tuffo in mare o una cavalcata come accadeva prima dell’attentato, ma questo non ci è più consentito”.