Le dichiarazioni del consigliere comunale Paolo Tigli, pubblicate dalla stampa locale, circa le prossime elezioni comunali che nel 2012 designeranno il futuro sindaco della nostra città, meritano un paio di considerazioni.
Innanzitutto le primarie. Questo importante strumento di selezione dal basso della classe dirigente è stato introdotto nel panorama politico proprio dal Partito Democratico, e rappresenta un tratto identitario essenziale per gli elettori dell’intero centrosinistra.
Affinché queste risultino davvero efficaci, è importante, come sottolinea lo stesso Tigli, che siano aperte a tutti coloro che si riconoscono nel patrimonio culturale e politico del centrosinistra, e che vogliano presentare agli elettori un progetto di città e un modello di amministrazione radicalmente alternativo a quello del centrodestra, che in 18 anni di governo si è reso responsabile del grave isolamento e del declino economico e culturale del nostro territorio.
Ma le primarie rappresentano anche un mezzo di rinnovamento della classe dirigente, uno strumento di quel ricambio generazionale, che diventa giorno dopo giorno, mese dopo mese, un problema la cui soluzione il centrosinistra non può più permettersi di rinviare.
Se si concretizzasse, però, come emerge dalle pagine dei giornali, lo scontro Tigli versus Cicchetti, eletti sindaci per la prima volta rispettivamente nel 1988 e nel 1994 (politicamente parlando siamo al paleolitico superiore), vorrebbe davvero significare che Rieti, e la sua classe dirigente in senso lato, è incatenata a questo immutabile status quo, incapace di immaginare per se un futuro diverso e, perché no, migliore.
E’ comunque importante leggere di come il consigliere Tigli non intenda lasciar svilire “quel patrimonio d’idee del centrosinistra” che dice di sentire ancora suo. Il fatto di essersi candidato sindaco nel 2007 a capo di una lista alternativa alla coalizione riformista, e la prassi adottata in senso al consiglio, dove lo stesso Tigli si è spesso astenuto, quando non ha esplicitamente sostenuto la giunta Emili, avevano infatti creato un po’ di confusione tra i cittadini.
Questa è finalmente una dichiarazione che sgombra il campo dai dubbi circa la sua reale appartenenza politica, della quale, ci sia permesso, nessuno s’era accorto.