“Avevo avvisato tutti di fare attenzione, di non richiedere – autocertificando la ‘dimora abituale’, come prevede la legge – Contributo di Autonoma Sistemazione (CAS) qualora non se ne fosse avuto diritto. Chi non mi ha ascoltato, e chi non mi ha voluto ascoltare, ne paga ora le conseguenze”. Il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, commenta così le indiscrezioni di stampa secondo le quali sono già oltre cento gli iscritti nel registro degli indagati per le false dichiarazioni rese nelle domande per la richiesta del CAS.
“Se i pubblici ministeri sono potuti giungere a queste conclusioni – prosegue Pirozzi – è anche perché l’Amministrazione Comunale ha facilitato in tutti i modi il loro lavoro, provvedendo a segnalare alla magistratura tutti i casi di autocertificazioni ‘dubbie’. Abbiamo fatto una scelta di campo. Abbiamo deciso di porci dalla parte dello Stato, da parte di quelle Istituzioni che non urlano ma si fanno sentire, che comunicano con la popolazione ma che considerano il principio di legalità un bene supremo. Abbiamo vigilato e agito con la diligenza del buon padre di famiglia, la famiglia Italia, quella stessa famiglia che ci ha generosamente aiutato tramite i singoli e tramite le associazioni. Quella stessa famiglia che ci ha regalato il Polo del Gusto, delle Tradizioni e della Solidarietà. Quella stessa famiglia che abbiamo voluto, con le nostre segnalazioni all’autorità giudiziaria, tutelare e rispettare”.
Il sindaco di Amatrice torna però a sollevare una questione di metodo. “Da oltre un anno dico che sarebbe stato molto più facile, e molto più rapido, se i Comuni avessero potuto decidere e agire in prima persona con norme semplificate, ma affiancati dalle eccellenze del Paese tra le forze dell’ordine e dell’Anac. Oggi, ad esempio, quelle macerie non ci sarebbero più”, afferma il Sindaco, prendendosela con la colpevolissima burocrazia. “Invece – avverte Pirozzi – la nostra Nazione si riempie di norme e normicine che poi deve accorpare in elefantiaci testi unici, la nostra Nazione crea strutture e sovrastrutture che finiscono col ritardare l’azione della pubblica amministrazione.
“In tempi di guerra – conclude il Sindaco – servirebbero invece procedure di guerra. Agili, snelle, efficaci. Per tutelare la trasparenza e la legalità, ma anche l’urgenza. Quella di un popolo che non si è arreso al terremoto e che, proprio per questo, ha fretta di ricostruire Amatrice e le sue 69 frazioni”.