Si parla sempre più insistentemente di una riforma fiscale che sposti il prelievo dalle persone alle cose, con un aumento delle aliquote IVA e in particolare con due punti percentuali sull’aliquota minima (oggi al 4%) e un punto percentuale per quella ridotta e quella normale (oggi rispettivamente al 10 e 20%).
Un’operazione che
Secondo
1) Una scelta sbagliata perché non tiene conto di 11 milioni di contribuenti “incapienti”,
esenti all’IRPEF e che perciò subirebbero solo l’aumento dell’imposizione sui consumi.
2) Un aumento dell’IVA si tradurrebbe in un incremento “piatto” del prelievo sui consumi rispetto
ai livelli di reddito disponibile e quindi in un maggior prelievo per le fasce più basse e
medio basse.
3) Le persone con redditi più bassi che sarebbero più colpite ridurranno ulteriormente i consumi
anche a fronte di un sicuro amento dei prezzi.
4) L’aumento dell’Iva potrebbe portare a un ulteriore incremento del tasso di evasione ed elusione
fiscale.
5) L’effetto finale sarebbe una depressione della domanda interna.
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