E’ poco equa nella ripartizione dei sacrifici richiesti che gravano in modo inaccettabile sui redditi medio bassi e sul lavoro dipendente, fa troppo poco sul recupero dell’evasione fiscale e contributiva e sulla illegalità diffusa nell’economia e nel lavoro.
L’estesa area dell’evasione fiscale rappresenta insieme al debito pubblico l’altra grande emergenza del Paese, che sottrae ogni anno il 17% del PIL al risanamento e alla crescita. Rinvia di fatto i tagli ai costi della politica e al funzionamento delle istituzioni. Non prevede tassazioni della ricchezza e dei grandi patrimoni e dei beni di lusso. Soprattutto fa poco o nulla per sostenere la crescita che non c’è e il lavoro che manca, senza i quali lo stesso risanamento è fragile e non duraturo.
E’ necessario promuovere tutte le iniziative di pressione e di mobilitazione per cambiare la manovra economica del Governo, per renderla più equa e attenta alle ragioni della crescita e del lavoro. Per dare forza ed efficacia all’azione sindacale nei confronti del Governo e del Parlamento sarebbe necessaria una forte e unitaria iniziativa di tutto il sindacato confederale e una rinnovata capacità di costruire sintesi condivise, e su queste, cercare l’intesa e la condivisione con le stesse Associazioni Imprenditoriali con le quali, si era avviato su posizioni comuni il confronto con il Governo.
In un quadro economico così difficile e in una situazione politica così fragile e divisa l’azione unitaria delle parti sociali appare la sola condizione in grado di poter spostare l’asse della manovra a favore della crescita e del lavoro.
Lo sciopero proclamato in anticipo e in solitudine dalla CGIL azzera in questa fase, purtroppo, questa possibilità e riduce l’efficacia del sindacato e delle parti sociali sulla manovra.
Uno sciopero inutile e inefficace che nei fatti rafforza il Governo a spese del sacrificio chiesto ai lavoratori.
Non è in discussione una comune e severa critica ai contenuti della manovra economica e il giudizio su un Governo che si è dimostrato in questi anni inadeguato a fronteggiare la crisi finanziaria globale e il lento declino dell’economia e dell’industria del nostro Paese.
E’ in discussione invece la capacità del sindacato Confederale di incidere con efficacia sulle scelte della manovra del Governo e di saper guardare la realtà (per quella che è) e saper scegliere i modi e i tempi della propria azione sindacale, non in ragione di logiche di bottega o di obiettivi politici, ma per ottenere risultati concreti di miglioramento della manovra e tener unito il fronte sindacale in una fase in cui sono in gioco cambiamenti importanti sull’economia e sul lavoro e interessi importanti dei lavoratori che rappresentiamo.
Solo nel prosieguo del confronto con il Governo e dei lavori parlamentari si potranno valutare ulteriori e più forti iniziative da promuovere, e su quello che ci sarà da fare non si potrà prescindere dalla valutazione dei risultati ottenuti.
In particolare l’intervento del Governo sulla materia del lavoro è sbagliato nel metodo e nel merito; nel metodo perché rappresenta un’ingerenza su materie proprie dell’ autonomia e dell’azione delle parti sociali, nel merito perché estende in modo improprio la possibilità di deroghe contrattuali anche alla legge 300.
Contrariamente a quanto viene propagandato, non siamo di fronte ad un intervento diretto di manomissione dell’articolo 18 e dello Statuto dei diritti dei lavoratori che c’è e rimane, viene invece data alle rappresentanze sindacali aziendali e territoriali di sindacati non meglio identificati, la possibilità di fare accordi a maggioranza che possono prevedere anche deroghe sull’articolo 18 (indennità invece del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa).
E’ una forzatura da respingere, che non è utile alla contrattazione, né a promuovere il lavoro. Fa un uso improprio dello strumento della deroga che negli accordi fatti è esclusivamente finalizzata a difendere e creare il lavoro e non certamente a far uscire più rapidamente i lavoratori della aziende e senza giusta causa. Chiediamo che questa norma venga stralciata dal provvedimento sul lavoro.
In ogni caso la Fim si rende indisponibile a fare accordi in deroga sulla legge 300 e sulla giusta causa.
Confermiamo totalmente la validità delle regole del Ccnl del 2009, che prevedono procedure di garanzia e tutele precise nella gestione delle deroghe, e dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011, che rinvia la materia alla contrattazione collettiva delle categorie.
In una fase in cui si avverte forte l’esigenza di coesione e di unità nazionale riteniamo inoltre contraddittorio e non condivisibile il superamento delle festività civili del 1° maggio, del 25 aprile e del 2 giugno, che rappresentano momenti importanti per valorizzare l’identità e i valori di un popolo e di una nazione e pertanto chiediamo vengano mantenute.
Chiediamo alla Cisl di promuovere iniziative di mobilitazione sempre più incisive e di fare tutto quanto necessario per migliorare la manovra economica del Governo e per consolidare e dare forza all’importante Accordo Unitario sulle regole del 18 giugno che rappresenta un punto di ripartenza e di maturazione fondamentale per la costruzione di relazioni sindacali più stabili ed efficaci e di un sindacato confederale più unito.