“A distanza di pochi mesi dalla chiusura forzata di tutte le attività a causa del Covid, ecco che si ritorna a parlare del rischio di un nuovo lockdown. Una tale ipotesi è assolutamente inaccettabile. Se si dovesse arrivare a tanto, significherebbe certificare che i gravosi sacrifici patiti da tutti gli italiani nel periodo primaverile non sono serviti a nulla. Che quello messo in atto in quei mesi è stato del tutto inutile. Sarebbe come dimostrare che non abbiamo imparato nulla dalle nostre azioni. E questo rappresenterebbe una sconfitta per tutti noi.
In questi mesi si doveva predisporre un valido sistema di tracciamento dei contatti, l’incremento dei tamponi, approvvigionamento delle terapie intensive, rafforzamento del trasporto pubblico. Pochissimo di tutto questo invece è stato fatto ed ora, dopo la temporanea pausa estiva del virus, siamo di nuovo qui a confrontarci con l’emergenza.
Ebbene sì, il nostro Paese sa reagire in maniera eccellente di fronte a qualsiasi tipo di emergenza. Siamo però meno bravi quando c’è da programmare, da pianificare degli interventi mirati, quando in generale bisogna fare prevenzione.
Dopotutto una seconda ondata di contagi non era tanto un’ipotesi quanto piuttosto una certezza. Per tutta l’estate le tv e i giornali hanno messo alla nostra attenzione medici ed esperti vari – parliamo di quelli autorevoli e ‘certificati’ ovviamente – che ci allertavano sul fatto che con l’arrivo dell’inverno avremmo sicuramente avuto un ‘ritorno di fiamma’. E che quindi stavolta non avremmo dovuto farci prendere alla sprovvista. Ma invece siamo di nuovo in uno stato di emergenza.
Anche la modalità lavorativa dello smart working è una soluzione, obbligata durante il lockdown, che rischia di ritornarci contro. In primis perché imponeva delle infrastrutture telematiche all’altezza, mentre oggi siamo ancora alle prese con linea internet lenta e a singhiozzo in varie zone o rete cellulare scadente.
Lo abbiamo detto a gran voce durante l’estate e lo vogliamo gridare a maggior ragione oggi: non possiamo permetterci una nuova chiusura totale delle attività economiche. È inaccettabile ma soprattutto inutile. Le imprese sono state già costrette a cospicui investimenti per ripartire in sicurezza dopo la chiusura, sottoponendosi a sanificazione periodica, verifiche stringenti, acquisto di protezioni fisse per gli uffici, le aree di lavoro e protezioni individuali per tutti i dipendenti.
Parlare oggi di una nuova chiusura delle attività economiche significa non tener conto di tutto questo. Come abbiamo ripetuto più volte, non è all’interno delle aziende che si rischia il contagio, luoghi perfettamente controllati e dove si lavora protetti e in piena sicurezza.
Pur nella consapevolezza che la tutela della salute pubblica è una assoluta priorità, allo stesso modo non si può sottovalutare la salvaguardia della nostra economia. Un nuovo lockdown avrebbe delle conseguenze catastrofiche sul nostro sistema economico: dobbiamo assolutamente evitarlo”.
Così, in una nota, il direttore di Federlazio Rieti, Davide Bianchino.