Le polemiche apparse in questi giorni nei media locali sul rinnovo del consiglio di amministrazione del Consorzio della Bonifica, tra liste escluse e presunti squilibri territoriali, manifestano in sostanza tre diverse criticità:
1) Il meccanismo elettorale con cui si pesa la rappresentanza all’interno del consiglio era già difettoso quando si trattava di un piccolo consorzio e lo è ancora di più di fronte al tentativo di riforma iniziato qualche tempo fa dalla Regione Lazio.
Questo meccanismo è troppo sbilanciato a favore dei proprietari terrieri e poco rappresentativo dei cittadini, che pure sono chiamati a contribuire con le imposte al mantenimento di questo strumento. Le stesse associazioni sindacali degli agricoltori, purtroppo, hanno da tempo preso a considerare i
consorzi di bonifica come il giardino di casa propria, spesso utilizzandoli come merce di scambio verso gli amministratori pubblici e la politica.
2) La riforma voluta dalla Regione Lazio ha, per così dire, affrontato e risolto piccoli problemi che in molti casi non si sarebbero neanche presentati con un poco di buongoverno, a cominciare dai controlli sui bilanci dei Consorzi, che per legge spettano proprio alla Regione Lazio, ma ha lasciato intatti i grandi problemi gestionali dei consorzi, a cominciare da quelli più importanti dell’area romana e del sud pontino.
3) Quello che continua a non esserci e di cui invece avremmo assoluto bisogno, per conservare, tutelare e sviluppare il territorio é una DITTA, la “FABBRICA DEL TERRITORIO”, che risponda di più a logiche di impresa e di meno a quelle clientelari e del consenso spiccio, che faccia gli interessi di tutta la collettività, si prenda cura, faccia manutenzione, in sinergia con gli altri enti, investa in progetti sul ciclo dell’acqua, sulla tutela ambientale, in quella che è la vera occasione, oltreché necessità, di ricchezza per le nostre terre in un quadro di sviluppo sostenibile.
Polidori – Flai Cgil Rieti Roma EVA