Nel pirotecnico finale ci siamo beati anche di comunicati del PdL, dal senatore fino ad amici della Santanché, che magnificavano il PdL stesso come salvatore della provincia di Rieti accusando le opposizioni di avere ad un certo punto della storia, votato contro un certo sub-emendamento.
Sarà bene ricordare a questi signori che è stato il governo, cioè il PdL stesso a creare questa tragicomica vicenda della soppressione delle province, che è costata più dei benefici che ne sarebbero venuti. L’opposizione ha fatto bene a non entrare in questo gioco che non aveva senso ed anche logica costituzionale.
Dispiace peraltro che la Lorenzin avesse ritirato invece il suo altro sub-emendamento 0.14.50.2 che prevedeva la "soppressione delle province nei cui capoluoghi vengono istituite le città metropolitane. I comuni che non entrano a far parte delle aree metropolitane confluiscono, secondo il principio della continuità territoriale, con le modalità previste dalle leggi vigenti, nelle province confinanti con la provincia soppressa".
Da tempi non sospetti ripetiamo che la provincia di Rieti, ora "salva", non avrà alcuna prospettiva se non disopravvivenza clientelare, se non riuscirà ad aggregare i comuni della Sabina Romana. Questo potrà avere anche maggiore urgenza quando saremo in grado di scoprire gli effetti della annunciata aggregazione sanitaria alla provincia di Viterbo, appena inventata dalla Polverini.
Sorto il limite di 220mila (poi 200) in tanti si erano magicamente accodati a questa prospettiva di "allargamento"; tornati ai 150 + 50% di montagne (Amatrice garantisce…) tutti tranquilli; adesso poi
che l’intero emendamento è sparito, figuriamoci! Vedremo chi continuerà a lavorare con noi radicali
per questa ridefinizione e chi preferirà continuare a coltivare senza rischi il proprio orticello.