Il piano di rientro per il grave deficit della sanità previsto dalla regione Lazio ha visto Rieti perdere progressivamente competenze e competitività mettendo a rischio la sopravvivenza stessa di servizi essenziali ed il significato stesso di Ospedale Provinciale.
A dichiararlo in un documento di analisi e proposta sulla grave crisi della sanità reatina è il comitato reatino per il diritto alla salute.
Vengono riportati alcuni atti come esempio relativi all’ultimo anno:
• Chiusura dell’Ospedale Marzio Marini di Magliano Sabina e progressiva chiusura di servizi essenziali, del pronto soccorso e ambulatoriali come il laboratorio analisi;
• Forte ridimensionamento e depauperamento dell’Ospedale di Amatrice che di fatto viene tenuto artificiosamente aperto solo per motivi di ordine politico, ridotto a punto di prima assistenza;
• Mancato reintegro di primari (circa 20) in servizi essenziali e di dirigenti medici trasferiti altrove o pensionati;
• Afferenze al Pronto soccorso di Rieti di urgenze provenienti da altre province del Lazio con impropria occupazione di posti letto destinati a servizi essenziali (come ricoveri programmati per oncologici);
• Accorpamento delle discipline chirurgiche per progressiva carenza del personale infermieristico. Non si tratta quindi di una ottimale redistribuzione del personale ma di vera e propria carenza che costringe a fare scelte di emergenza per non chiudere i Reparti, a seguire altre discipline saranno accorpate;
• Liste di attesa letteralmente esplose in alcuni servizi per progressiva mancanza di personale legata ai pensionamenti, iIn particolare per quanto riguarda la Diagnostica; ecografia: 12 mesi, mammografia 12 mesi, TAC 6 mesi, risonanza magnetica 13 mesi, servizi di fisioterapia 6/12 mesi.
Quanto esposto, – continuano le associazioni di volontariato che operano nell’ambito della sanità reatina – risente del grave problema dell’approssimazione (spesso per difetto) dei fenomeni legati alla salute della popolazione. Passare da “sistema sanitario” a “sistema salute”, significa, pertanto, risolvere una volta per tutte il gravissimo ed incredibile deficit di conoscenza circa i dati statistico epidemiologici (lo studio dei dati e delle dinamiche delle patologie) sul reale stato di salute della popolazione.
Gli attuali dati rispecchiano quasi mai la reale condizione delle comunità locali, ognuna con le proprie specificità. A tutt’oggi, infatti, non siamo in grado di sapere, neppure con approssimazione, quanti sono in Italia i malati di tumore, mentre la conoscenza dei dati, oltre a permettere l’individuazione delle cause, consente di orientare con accuratezza le risorse necessarie ed adattarle ai bisogni, evitando sprechi, ritardi ed omissioni. Un fattore strategico oggi, per altro, facilmente realizzabile grazie alle moderne tecnologie informatiche.
Risulta alle associazioni reatine che l’Azienda ASL Rieti ha effettuato e continua ad effettuare richieste per la copertura di posti vacanti da ricoprire urgentemente pena un grave gap assistenziale. Risulta parimenti che la Regione non risponde né affermativamente né con diniego; semplicemente non risponde. La risposta a richieste motivate è invece un atto dovuto.
Intendiamo pertanto, – conclude il comitato reatino per il diritto alla salute – con l’aiuto dell’assessore e dei consiglieri regionali reatini portare tali istanze all’attenzione del Governo, al fine di non far crollare inesorabilmente l’Ospedale Provinciale San Camillo de Lellis, alcuni Servizi territoriali e con esso l’intera Sanità Reatina.
Consapevoli che talvolta non si tratta vere e proprie carenze di risorse economiche, ma di scelte aziendali, e che non è certamente con i “tagli orizzontali” che si realizza un vero risparmio economico, ma con programmi di prevenzione primaria (alimentazione, ecosistema, stili di vita) e riduzione delle patologie che colpiscono la popolazione attraverso cure appropriate e tempestive e politiche socio sanitarie ed assistenziali integrate.