Il neoprimatista degli 800 che domenica scorsa a Berlino si è preso lo scettro della specialità correndo in 1’41”09, manterrà la promessa fatta il 6 settembre 2009 a Rieti, subito dopo il suo primato africano (1’42”01, allora quarto tempo di sempre) a nove decimi dall’ormai decaduto mondiale di Wilson Kipketer.
“Tornerò per qualcosa di grande”, aveva giurato a tutti. Domenica 29 agosto al Rieti 2010 Iaaf World Challenge (Stadio Guidobaldi, inizio gare ore 16.15) il ventunenne mezzofondista keniano avrà la possibilità di correre incontro alla sua premonizione: quella di varcare le porte dei 100 secondi. In base a quanto dimostrato nel 2010 dal giovane masai, il traguardo dell’1’40 nel mezzo miglio appare alla sua portata e a Rieti, per lui, si prepara una gara sontuosa, curata in ogni dettaglio, affinché possa esprimersi al massimo, riproponendo anche il già collaudato rapporto con la lepre dell’Olympiastadion, l’amico e connazionale Sammy Tangui, punto di riferimento prezioso che ha permesso un passaggio ai 400 di 48”65 prima della progressione finale (1’14”54 ai 600).
Nessuna festa per il record. Nessun eccesso. David ha mantenuto il suo stile sobrio ed elegante anche nel trionfo. E resta concentrato, tutt’altro che appagato per l’exploit berlinese. Come se il bello dovesse ancora arrivare, in questa che potrebbe diventare la settimana più veloce della sua vita e che potrebbe avere il suo culmine al Guidobaldi. Rudisha passerà per Bruxelles, dove venerdì sera l’importante sarà vincere (sarà il quattordicesimo successo consecutivo), controllare il sudafricano Mbulaeni Mulaudzi e il talentuoso sudanese Abubaker Kaki per incassare il premio della lega del diamante che guida con 12 punti alla vigilia dell’epilogo. Vincere senza stare a guardare il cronometro.
Per quello aspetterà Rieti.
Nell’estate del 1997 David Lakuta Rudisha aveva nove anni e aiutava la famiglia nei lavori agricoli nella Rift Valley, mentre Kipketer firmava per tre volte il record del mondo degli 800 metri.
A Stoccolma, il 7 luglio, con 1’41”73 il keniano che decise di regalare i suoi trionfi alla bandiera danese eguagliò Sir Sebastian Coe, poi nel giro di 11 giorni, tra Zurigo e Colonia, portò il primato a 1’42”24 e 1’42”11. Uno storico bis stretto in pochi giorni che fa scattare il paragone con l’asse Berlino-Rieti e la settimana che divide i due eventi.
Tempi considerati a lungo inavvicinabili, quelli di Kipketer, almeno fino alla fine della passata stagione, quando David Rudisha ha accantonato proprio sulla pista reatina la delusione del freddo mondiale di Berlino in cui non andò oltre la semifinale.
Figlio d’arte, papà Daniel è stato quattrocentista e medaglia d’argento nella 4×400 ai Giochi Olimpici di Città del Messico nel 1968, David è uno dei tanti talenti scovati da frate Colm O’Connell, che gli consigliò cinque anni or sono di lasciare i 400, raddoppiando la distanza, avendone intuito il radioso futuro.
Rudisha, che 22 anni li compirà il prossimo 17 dicembre, nel 2010 ha potuto impostare un lavoro specifico sulla velocità e sulla distribuzione dello sforzo negli ultimi 200 metri. L’assenza di un grande evento internazionale ha giocato a suo favore. Il suo manager James Templeton conferma che David non è affatto scarico. E a Rieti vorrà dimostrarlo con un’altra impresa.