“Nel leggere le dichiarazioni che si stanno rincorrendo in questi giorni, a seguito della predisposizione del Piano sanitario che coinvolge le province del Lazio, viene da pensare che la politica si sia trasformata in una specie di partita a ping pong, in cui i giocatori si scambiano le maglie durante il cambio di campo”. Così il consigliere provinciale del Pdl, Felice Costini.
“Credo – aggiunge – che poco importi se la responsabilità del ridimensionamento degli ospedali reatini sia del centrodestra o del centrosinistra, di Montino o della presidente Polverini. Il problema è che il ridimensionamento avverrà e nel modo più duro e drastico che si potesse immaginare. Alle ‘grida’ del centrosinistra sarebbe facile ricordare il Piano Montino, praticamente sovrapponibile a quello attuale, per dimostrare che sia la destra o la sinistra a proporlo poco cambia”.
“Non muta neanche il metodo – commenta Costini – che non prevede un progetto per il futuro, ma in maniera ragionieristica, si interviene sul passato e sul presente, condannando la sanità reatina e nello specifico la realtà ospedaliera. Credo che sia inutile appigliarsi alla funzione di sviluppo economico del territorio, poiché è tale il debito sanitario regionale che poco possano incidere i problemi dei nostri micro comuni”.
“La vera questione – prosegue il consigliere provinciale – è forse un’altra: ha senso continuare ad accentrare l’intera offerta sanitaria del Lazio sulla città di Roma? Probabilmente avrebbe più senso investire, creando centri di eccellenza in strutture ospedaliere già esistenti sui territori delle province. È assurdo, infatti, inaugurare le nuove sale operatorie a Magliano e poi lasciarle chiuse, trasformando l’ospedale in un distretto sanitario. Ha poco senso avere un pronto soccorso chiuso quando i pochi rimasti esplodono. Avrebbe, invece, una ragione ridefinire la situazione della medicina di emergenza. Viene da chiedere, inoltre, quando sarà possibile discutere in modo organico, e non settoriale o parziale, sui problemi della sanità laziale, cercando di affrontare il progetto definitivo e non sempre l’emergenza. Il nostro – conclude Costini – è infatti un Paese che vive solo di contingenze emergenziali e mai di progettualità e intanto ancora non viene nominata la ‘triade’ dirigenziale, lasciando l’intera Asl reatina in una situazione di precarietà”.