Lo stato disastroso dei conti della sanità laziale è noto e trova ora una perfetta rappresentazione nei dati relativi al servizio 118 diffusi nei giorni scorsi.
Dati, secondo i quali le 139 postazioni di ambulanze di emergenza h24 costano alle casse regionali 600 mila euro all’anno, vale a dire il triplo dei 200 mila spesi dal Piemonte per 132 postazioni. Addirittura la Lombardia spende la metà del Lazio (350 mila euro) per servire il doppio della popolazione attraverso 270 postazioni dislocate sul territorio.
A queste risultanze contribuiscono, evidentemente, le retribuzioni del personale, ma a scendere nel dettaglio si scoprono tanti e tali esempi di sprechi e cattiva gestione da lasciare esterrefatti, come i costi esorbitanti dei pezzi di ricambio delle autoambulanze o il singolare calendario seguito nella revisione dei mezzi.
“Quanto rilevato –spiega il segretario generale di Cisl Fp Stefania Gunnella- trattasi in tutta evidenza di fenomeni inaccettabili, su cui occorre intervenire in fretta e con precisione chirurgica, perché è in queste lacune che si annida, per tacer d’altro, l’origine del fallimento finanziario della sanità del Lazio.
Ciò detto, va rilevato che l’Ares 118 è un’Agenzia regionale che gestisce attività e interventi di primaria importanza per la salvaguardia della vita e della salute dei pazienti. La sua mission istituzionale –continua Gunnella- è dunque così importante e delicata che ogni iniziativa va necessariamente inquadrata in un contesto in cui il coordinamento deve essere il primo requisito”.
Per questo motivo è attualmente aperto a Roma un tavolo di confronto tra Regione Lazio e Organizzazioni Sindacali. In questa sede si individuano le soluzioni di sistema valide per l’intero territorio regionale, così da evitare pericolose fughe in avanti a livello periferico.
“Risulta allora tanto semplicistica quanto sbagliata –precisa il segretario generale di Cisl Fp- la pretesa che a Rieti si taglino servizi e prestazioni solo per ridurre il lavoro straordinario a cui il personale è costretto a causa degli annosi ed irrisolti problemi legati al blocco del turn over (che come CISL-FP chiediamo di rimuovere) e ai vincoli di bilancio. Peraltro, questa richiesta pecca almeno sotto altri due profili. In primo luogo tende ad avocare sostanzialmente ai suoi presentatori, cioè a soggetti non legittimati, le prerogative del Direttore dell’Ares 118 di Rieti in tema di organizzazione.
In seconda battuta, colpisce in maniera inutilmente critica un servizio che, a fronte di tante difficoltà, ha sempre garantito prestazioni all’altezza delle aspettative degli utenti.
Naturalmente la Cisl Fp è consapevole che questi risultati sono resi possibili solo grazie alla sinergia instauratasi tra la capacità di coordinamento del Direttore e la straordinaria dedizione e spirito di sacrificio del personale medico, del coordinatore e degli addetti che, ad ogni livello, si sobbarcano surplus di orari che hanno ormai raggiunto dimensioni preoccupanti.
Ma proprio alla luce della peculiarità dei compiti del 118, riteniamo che vada respinto ogni tentativo di riequilibrare la pur grave eccedenza di straordinari con l’abbassamento degli standard qualitativi e quantitativi, tanto più in un periodo dell’anno come quello estivo nel quale si registra un forte aumento dei carichi di lavoro a causa della maggiore mobilità delle persone in ferie e dell’aggravarsi di molte patologie per l’incidenza di condizioni climatiche sfavorevoli.
Il problema, reale e sentito dell’eccesso di lavoro straordinario del personale in servizio a Rieti (come nel resto della Regione) va dunque risolto attraverso nuove assunzioni –conclude Stefania Gunnella di Cisl Fp. Nelle more, è senz’altro benvenuta ogni rimodulazione dell’attività dell’ARES 118 che consenta una sua maggiore efficienza, senza però che a questo si giunga attraverso la soppressione di prestazioni, l’abolizione di presidi o restrizioni dell’attività lavorativa che, in un’ottica puramente ragionieristica, comporterebbero un esiziale ed inaccettabile arretramento del servizio di emergenza”.