Flai, Fai e Uila comunicano un ulteriore sciopero dei dipendenti del consorzio di bonifica per il 28 di Luglio.
Dal momento che permane lo stato di assenza di relazioni sindacali con il Consorzio, che così facendo si sottrae deliberatamente a quanto prevede la legge sul diritto di sciopero ed il CCNL e che la nostra richieste per un corso nuovo nella politica del consorzio continua a rimanere inascoltata, siamo costretti a dichiarare una ulteriore giornata di sciopero.
Cogliamo l’occasione per smentire e correggere quanto il Presidente del Consorzio continua a dichiarare a mezzo stampa, preferendo il soliloquio alle relazioni sindacali, dove si pratica il confronto ed il contraddittorio. Ribadiamo con ciò che ad oggi non esiste nessun atto formale (a conoscenza delle organizzazioni sindacali) che attesti uno stato di crisi del Consorzio.
La famigerata e sbandierata riunione del 25 maggio è stata convocata, alla presenza dei rappresentanti della Provincia di Rieti e delle associazioni degli Agricoltori, al fine di chiedere un “soccorso rosso” alle parti sociali, soccorso che si è tradotto in quella dichiarazione comune che è stata poi sottoposta ai rappresentanti in seno alle Istituzioni Regionali e a quelle del Parlamento.
Noi abbiamo presentato proposte volte a discutere di Organizzazione del Lavoro, di assunzione di responsabilità, di accordi di solidarietà tra dipendenti; abbiamo avuto sempre e solo una risposta “aiutateci ad avere i finanziamenti che poi tutto si sistema!” E’ falso che noi chiediamo di aumentare il prelievo ai cittadini del territorio della bonifica per assumere qualche lavoratore stagionale in più.
La nostra proposta è quella di fare un kilometro di manutenzione in più, (ma la manutenzione si fa con il lavoro degli operai) e qualche partita di giro di meno. Ecco perché puntiamo il dito sugli appalti, sugli sprechi, su una organizzazione di un importante Ente che risponde più a logiche ministeriali che a quelle di un moderno strumento di tutela del territorio.
Il consorzio della bonifica si salva, e noi siamo affinchè si salvi, se smette di essere la cassa di risonanza (e non solo) degli interessi di una parte degli agricoltori e di alcune loro associazioni ed agisce come una vera e propria impresa, ancorché pubblica, nella allocazione delle risorse e nella efficienza della organizzazione del lavoro e della impresa.
Finchè perdurerà lo stato attuale di cose continueremo a non capire perché la vecchietta di 90 anni, residente nel perimetro delle terre servite dal Consorzio che abita al quarto piano della palazzina x del quartiere y di Rieti debba, ripetiamo debba, pagare una prebenda al Consorzio, senza ricevere in cambio nemmeno una pannocchia di granturco.
Per ora sono sempre e solo i lavoratori a farsi carico della tutela della cosa pubblica.