E’ universalmente riconosciuto che la vita non finisca mai di sorprendere e personalmente ritengo, oltretutto, che per non rischiare di sprofondare nel “sonno della coscienza” sia necessario anche mantenere il più a lungo possibile la capacità di indignarsi.
Ma se i membri del C.d.A. dell’Ater di Rieti rischiassero di ritrovarsi con le coscienze obnubilate da una condizione tutta italiana, caratterizzata dal fatto che se ne vedono e sentono talmente tante, che non ci si stupisce più di niente, l’ardito consigliere Carlo Pezzotti puntualmente mette in campo tutto quanto possibile per mantenerle deste e vigili.
“L’opera prima” l’ha realizzata all’ultima riunione del C.d.A., tenutasi il 18 dicembre u.s., annunciando che tra le domande ricevute entro i termini previsti dall’avviso pubblico per la copertura del posto di Direttore Generale dell’Ater di Rieti, contenuta in una busta con mittente anonimo, vi si troverà anche la sua.
Quindi questa è la situazione: il consigliere Pezzotti è membro dell’organismo di direzione politico-gestionale e di controllo di un’Azienda pubblica, nominato dalla politica, che nel momento in cui sorge l’esigenza di individuare una figura per ricoprire il posto di Direttore Generale, vota un avviso pubblico, che, legittimamente, ha precedentemente “preteso” di “accomodare”, presenta la domanda e tenterà di essere nominato dal C.d.A..
Mi risparmio ogni considerazione riguardante concetti come l’etica o l’opportunità politica e rimetto al lettore ogni sorta di giudizio. Quello che invece mi auguro vivamente è che il consigliere Pezzotti abbia scherzato, nell’intento di suscitare nella coscienza degli altri consiglieri ilarità e simpatia, anziché stupore ed indignazione.