Confartigianato: ecco come ci fregano i Comuni

Rispetto al 2013, in tre Comuni capoluogo di province su quattro, la tassazione sui capannoni aumenta. Dalla metà degli anni 90 la tassazione locale ha subito un’impennata del 190%. L’azione combinata di IMU e TASI ha prodotto un ulteriore aggravio fiscale alle imprese: rispetto allo scorso anno, sostiene l’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Rieti, la tassazione, IMU + TASI, si è rivelato un mix micidiale.
“Negli ultimi anni – dichiara Cinzia Francia, Presidente di Confartigianato Servizi – l’incremento della tassazione a livello locale è stato spaventoso. Per quanto riguarda la tassazione sugli immobili, con l’IMU e, da quanto si è capito fino a ora, anche con la TASI, i Sindaci hanno cercato, nel limite del possibile, di non penalizzare le abitazioni principali a discapito delle seconde/terze case e, in parte, degli immobili a uso strumentale”.
“È bene ribadire – continua Cinzia Francia – che un ulteriore aumento del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali rischia di mettere fuori mercato molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni, che sono sempre più con l’acqua alla gola per mancanza di liquidità”.
TASI: SENZA DETRAZIONI PENALIZZATE FAMIGLIE E IMPRESE (a cura di Cinzia Francia)
La Tasi si distingue dall’Imu 2012 per un differente profilo redistributivo, che finisce per danneggiare i redditi più bassi facendo pagare oggi chi ieri era totalmente esentato, per effetto delle detrazioni. Ne consegue che parte del prelievo non più gravato sulle prime case, venga scaricato su tutte le altre unità immobiliari quali seconde case e immobili delle imprese.
Si sostituisce così un’imposta progressiva rispetto alla sua base imponibile – data dal valore catastale – come era l’Imu prima casa, con un’imposta strettamente proporzionale sulla stessa base, la Tasi.
Il vero soggetto passivo dell’imposta, è di fatto il solo proprietario (gli inquilini sono chiamati a pagare soltanto il 10 per cento), e quindi la Tasi è un’imposta patrimoniale a tutti gli effetti ed ispirata come tale al principio della capacità contributiva. L’espressione “capacità contributiva” però costituisce una semplice “scatola vuota”, che riceve il suo contenuto concreto solo ad opera del legislatore, nel momento in cui stabilisce le norme per la ripartizione del carico fiscale. Ecco allora l’ importanza di una detrazione che renda progressiva l’imposta rispetto alla sua base (i valori catastali appunto) per mitigarne gli effetti regressivi . L’imposta in somma fissa, come lo è la Tasi, si presenta infatti come regressiva, se non graduata in base alla capacità reddituale degli individui.
Nel 2014, l’aumento dell’aliquota della Tasi deve oscillare tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille e sia per le seconde e terze case sia per gli immobili strumentali è stato deciso che la somma delle aliquote IMU e Tasi non potrà superare la soglia massima dell’11,4 per mille (10,6 per l’Imu più 0,8 per la Tasi). Spetta quindi al Comune, nell’ambito della propria potestà regolamentare, adottare la nuova percentuale d’ imposta tramite apposita delibera, e i singoli enti avranno un range di sforamento dello 0,8 – spalmabile tra prime e seconde case –  purché vengano introdotte detrazioni.
Ne consegue che nei Comuni ove l’aliquota è più alta sono previste anche agevolazioni e riduzioni, mentre altre amministrazioni (come la nostra) hanno lasciato le aliquote leggermente più basse senza però prevedere detrazioni.
Forse, in ottemperanza ai principi di solidarietà e di eguaglianza sostanziale, sarebbe stato più opportuno e democratico, aumentare di poco le aliquote e introdurre contestualmente un sistema graduato di aliquote e detrazioni per famiglie e imprese, delineando così una curva impositiva maggiormente rispettosa del principio di progressività.
Si sarebbe potuto scegliere, per esempio, di istituire una serie di scaglioni basati sull’Isee, così da garantire la massima equità possibile, mantenere basse le aliquote Imu sui locali commerciali ed artigianali, abbattere di una determinata percentuale l’aliquota Tasi per le attività imprenditoriali o azzerarla del tutto per quelle nate nel 2014 (cosiddette start up) a patto che creino nuovi posti di lavoro (come peraltro già deliberato dal Comune di Terni). Ridurre l’aliquota Imu sugli immobili di impresa spostando il maggior carico sulla Tasi perché, a parità di esborso, la Tasi è interamente deducibile per le aziende, mentre l’Imu lo è solo al 20 per cento. Semplici accorgimenti tecnici (la coppia aliquota-detrazione) che avrebbero però permesso di raddrizzare gli effetti redistributivi della Tasi senza contare che le detrazioni – come ricorda lo stesso Il Sole 24Ore – si rendono necessarie “per recuperare una parte della progressività che era garantita nell’IMU”.
Non dimentichiamo che il nostro sistema tributario è informato a criteri di progressività e anche la tassazione locale deve essere distribuita tra i cittadini con criteri di solidarietà, che ne riducano le disuguaglianze. E’ inoltre fondamentale che i sindaci tengano sempre presente che ulteriori aumenti del carico fiscale sugli immobili produttivi e commerciali potrebbero avere come unica conseguenza l’uscita dal mercato di molte aziende. Non dimentichiamo che le imprese falliscono per mancanza di liquidità e per potere continuare l’attività produttiva molti imprenditori sono costretti a indebitarsi proprio per riuscire a pagare il fisco.