CONCLUSA LA SPEDIZIONE SCIENTIFICO-ALPINISTICA "BOLIVIA 2012"

Bolivia

I componenti della Spedizione Scientifico-Alpinistica "Bolivia 2012", patrocinata dalla sezione di Rieti del Club Alpino Italiano e composta dagli alpinisti reatini Arnaldo Millesimi, Eliano Pessa, Alberto e Rocco Venditti, Antonello Venga, hanno concluso la spedizione.

Giunti a La Paz, capitale della Bolivia, il 18 settembre 2012, il giorno 19 i componenti della spedizione hanno compiuto camminate di acclimatazione e di adattamento alla quota nella Valle della Luna, situata a circa 3400 m alla periferia Sud di La Paz.

Il giorno successivo tutti i componenti si sono trasferiti, con un lungo viaggio, nei pressi del villaggio di Colchani, sito sul bordo del Salar di Uyuni, la più grande distesa di sale dell’intero pianeta, generalmente asciutta e ricoperta di un leggero strato di acqua solo in alcune zone o nella stagione invernale. Il livello di base di questa immensa laguna salata è di circa 3650 m.

Le sue dimensioni sono assai rilevanti, dato che per attraversarla occorre percorrere varie centinaia di km muovendosi sul sale. Generalmente, data l’enormità di queste distanze, queste traversate vengono effettuate a bordo di un fuoristrada e ben pochi sono stati i casi in cui sono state compiute a piedi, anche perchè in alcune parti del Salar lo strato di sale è cedevole in quanto imbevuto di acqua e si corre il rischio di sprofondare. Tra le traversate a piedi più famose va menzionata quella compiuta dall’italiano Walter Bonatti, celebre alpinista.

Il giorno 20 gli alpinisti reatini hanno attraversato su un fuoristrada il Salar di Uyuni, in un ambiente di un candore abbagliante, soffermandosi presso l’Isola dei Pescatori, una delle tante isole che emergono da questa immensa distesa salata, dove hanno raggiunto a piedi la vetta dell’isola stessa. Nell’ultima parte della traversata, poi, gli alpinisti hanno percorso a piedi un gran numero di km sul Salar, evitando di usare il fuoristrada.

La traversata è terminata nel villaggio di Jirira da cui il giorno 21 gli scalatori reatini sono partiti per una salita di allenamento sul sovrastante Volcan Thunupa, la cui vetta più alta misura 5432 m. Quest’ultima non è facilmente raggiungibile in giornata, sia per la lunghezza del percorso che per la presenza di elevate difficoltà su roccia. Tuttavia gli alpinisti hanno brillantemente raggiunto, partendo da una quota di circa 3900 m, il bordo del cratere del grande vulcano, situato a circa 5000 m.

Il giorno 22, con un lunghissimo viaggio di trasferimento, gli scalatori reatini si sono portati al campo al campo base del Volcan Acotango (m 6050), situato a circa 4900 m nei pressi della frontiera tra Bolivia e Cile. Questa zona è ricca di imponenti vulcani, alcuni dei quali tuttora attivi. Si tratta di montagne molto impegnative, sia per gli elevati dislivelli da superare che per la presenza di formazioni di neve "a penitentes". Quest’ultimo termine si riferisce al fatto che le distese nevose sono costituite da ammassi caotici di pinnacoli di ghiaccio durissimo, spesso di notevole altezza (anche superiore al metro), che rendono la progressione degli alpinisti difficilissima e spesso impossibile. Su questi tipi di terreni i normali strumenti alpinistici (piccozza, ramponi) spesso sono inefficaci e gli scalatori sono costretti a complicati e faticosi giochi di equilibrio anche per percorrere pochi metri.

Il giorno 23 gli alpinisti reatini, ridotti a quattro per la partenza del componente Alberto Venditti, hanno compiuto una camminata di acclimatamento fino alla quota di circa 5600 m mentre il giorno 24 sono partiti, verso le 6 del mattino, alla volta della vetta dell’Acotango. Dopo una scalata lunga e assai faticosa, spesso su ripidi pendii, ma fortunatamente non eccessivamente ostacolata dai penitentes, ovunque presenti ma non troppo alti, i quattro alpinisti reatini sono pervenuti verso le 12 sulla vetta dell’Acotango (m 6050), raggiungendo il primo degli obiettivi della spedizione.

Il giorno 25 i quattro scalatori si sono trasferiti nel Parco Nazionale del Sajama, accampandosi a circa 4200 m di quota nei pressi delle sorgenti termali che si trovano ai piedi del lato Ovest del Volcan Sajama (m 6542), la cima più alta della Bolivia e altra meta della spedizione. Questo enorme vulcano presenta numerose fasce rocciose e grandi e ripidissimi ghiacciai che rendono la sua ascensione un’impresa di una certa difficoltà tecnica, anche lungo la via normale. Inoltre queste difficoltà sono accentuate dalla grande lunghezza del percorso, dal clima freddissimo e dominato da forti venti, nonché dalla presenza costante di penitentes di grandi dimensioni.

Il giorno 26 i quattro partecipanti, insieme all’esperto andino Eduardo Unsueta, servendosi di muli per il trasporto dei materiali, sono saliti al Campo Base del Sajama, sito a circa 4700 metri, dove sono stati accolti da un violento temporale accompagnato da una bufera di neve.

Il successivo giorno 27, facendosi aiutare da portatori locali per il trasporto dei materiali alpinistici, i partecipanti, con un percorso lungo ed a tratti su ripidi pendii di pietrame instabile, si sono recati al Campo Avanzato (Campo 1) situato a circa 5700 m. Qui sono stati assaliti da una forte bufera di neve con venti violentissimi che hanno rischiato di far volare le tende nei precipizi sottostanti. La bufera di vento è continuata tutta la notte e verso le 5 del mattino seguente, quello del giorno 28, visto che la bufera di neve era cessata, pur in presenza di una temperatura di -22°C e di un forte vento, tre degli alpinisti reatini (Arnaldo Millesimi, Eliano Pessa, Rocco Venditti) e l’esperto hanno deciso di partire verso la vetta. Superato un tratto roccioso al riparo dal vento, gli scalatori hanno dovuto affrontare il tratto tecnicamente più difficile della salita, costituito da un ripido canale (45°/50°) tutto ricoperto di penitentes di grandi dimensioni, esposto completamente alle raffiche di vento.

Superato il canale e giunti in una zona più riparata, constatata la presenza costante di bassissima temperatura e di raffiche di vento di fortissima intensità, tenendo anche conto della necessità di superare molti ulteriori tratti di neve a penitentes prima di pervenire alla vetta, che appariva ben visibile, gli alpinisti hanno ritenuto più prudente tornare indietro, evitando di andare incontro a rischi di incidenti in condizioni così proibitive. La rinuncia è avvenuta ad una quota di poco superiore ai 6000 m.

Dopo che i tre reatini e l’andinista Eduardo Unsueta sono discesi non senza fatica al Campo Avanzato, lo stesso giorno tutti gli scalatori scendevano al Campo Base e poi proseguivano verso il villaggio del Pueblo Sajama, ai piedi della mo
ntagna, dove passavano la notte. Il successivo giorno 29 la spedizione si concludeva con il ritorno in auto dei membri della spedizione nella città di La Paz.