“C’è una struttura moderna, efficiente. Che negli anni passati è stata declassata e mortificata con troppa superficialità. L’ospedale Marzio Marini di Magliano Sabina, che dai prossimi giorni supporterà il de Lellis con interventi chirurgici che richiedono degenza di un giorno e con un aumento di posti letto, è l’esempio concreto di come il sindacato immagina la sanità nella fase tre. La pandemia ha infatti messo a nudo la fragilità di un sistema sanitario, che da nord a sud del Paese, negli ultimi venti anni ha guardato molto al profitto e poco alle esigenze delle donne e degli uomini”. Lo dicono in una nota congiunta Alberto Civica e Alberto Paolucci, rispettivamente Segretario generale della Uil del Lazio e Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina romana.
“Dopo il sisma del 2016 a Rieti è rimasto soltanto un ospedale: il de Lellis – ricordano Civica e Paolucci – che tra l’altro dovrebbe essere dismesso e sostituito da una nuovo e più moderno nosocomio. Ma le carenze della sanità reatina, attenuate quotidianamente soltanto grazie alla capacità del personale medico e sanitario, erano evidenti già all’alba del 24 agosto di quattro anni fa, poche ore dopo la terribile scossa che aveva seminato morte e distruzione tra Amatrice e Accumoli. Da quel giorno iniziammo a chiedere, tra il silenzio e lo scetticismo generale, la riapertura del Marini, che nel frattempo era diventata una Casa della salute.
Ci sono volute due ondate pandemiche, abbiamo contato decine di Rsa trasformate in focolai, abbiamo assistito all’installazione di tensostrutture, solo dopo si è deciso di utilizzare il Marini di Magliano Sabina, anche se parzialmente, visto che per altri interventi chirurgici i cittadini e le cittadine di Rieti dovranno temporaneamente dirigersi alla clinica romana di Villa Tiberia con difficoltà logistiche facilmente comprensibili”.
“Ma per competenze umane e attrezzature esistenti – spiegano gli esponenti del sindacato – l’ospedale di Magliano è in grado di offrire un contributo maggiore e di supportare al meglio il nosocomio del capoluogo sabino, impegnato quotidianamente sul fronte Covid. Chiediamo quindi alla Regione di porre attenzione alla Asl reatina garantendone il necessario potenziamento. E sollecitiamo le istituzioni di via Cristoforo Colombo a rompere gli indugi e a puntare sull’ospedale di Magliano senza remore, senza se e senza ma”.
“Una scelta che nasce per affrontare al meglio l’attuale emergenza sanitaria – concludono Civica e Paolucci – ma che dovrà essere strutturale. Con la pandemia alle spalle nulla dovrà infatti essere più come prima. Tutti dovremmo aver capito, si spera, che i trentasette miliardi di tagli alla sanità degli ultimi anni sono stati un errore grossolano, da non ripetere. Questo cambio di passo sarà compiuto soltanto quando tutta la sanità territoriale sarà ripensata e poi ricostruita. Tutto questo sarà reale soltanto quando saranno effettuati cospicui investimenti, assunzioni di personale medico e infermieristico, realizzate nuove strutture sanitarie, aumentati i posti letto. Oggi però assistiamo a operatori stremati, che ogni giorno danno il massimo e rischiano di contrarre il virus. Oggi assistiamo al crollo delle visite specialistiche, alla riduzione della prevenzione. E’ così che gli uomini e le donne di questa provincia, come delle altre, pagano sulla loro pelle l’inadeguatezza delle scelte politiche”.