Tanto tuonò che piovve. I paventati tagli e ridimensionamenti della sanità reatina sono stati puntualmente confermati dal Piano di rientro presentato dalla Presidente della Regione Renata Polverini nella sua veste di commissario straordinario.
Viste le premesse, nessuno si illudeva che i provvedimenti sarebbero stati lievi, ma almeno sopportabili sì.
Invece, i tecnici regionali si sono prodotti in un facile esercizio di tagli orizzontali concentrati sulle province per sopprimere, di fatto, un’assistenza sanitaria di livello adeguato nei territori più periferici.
Anche il presunto “salvataggio” della struttura di Amatrice va rubricato sotto il segno della sostanziale eliminazione. Il mantenimento di soli 8 posti letto per degenti acuti è infatti poco più di un pro forma per poter dire di aver mantenuto le promesse, mentre, in realtà, sancisce l’oggettivo svuotamento del “Grifoni” come ospedale e, cosa ancor più grave, come presidio di montagna.
Realismo vuole che, stando così le cose, il nosocomio amatriciano possa almeno giovarsi del potenziamento di RSA, che rimane comunque una ben magra consolazione rispetto alla radicalità dell’intervento.
Radicalità ancor più marcata per quanto concerne Magliano Sabina, il cui ospedale è stato trasformato in ambulatorio infermieristico, peraltro dopo i recenti e costosissimi lavori di ristrutturazione delle sale operatorie.
Non che il capoluogo se la passi meglio. Con 56 posti letto tagliati, è difficile persino capire come si possa ritenere plausibile il disegno di concentrare a Rieti energie e competenze in un unico polo d’eccellenza per tutta l’area reatino-sabina. Di fatto, il “San Camillo de’ Lellis” è stato anch’esso depotenziato, dato già di per sé negativo, ma che risulta ancor più penalizzante e incoerente con la pretesa degli estensori del Piano di farne un centro d’attrazione per le popolazioni residenti sul territorio provinciale.
Risulta facilmente percepibile il vulnus inferto alla qualità complessiva dell’offerta sanitaria pubblica della nostra provincia, così come si mostra in tutta la sua deprimente evidenza che nella redazione del Piano non si è praticamente tenuto alcun conto delle professionalità che a tutt’oggi operano nelle strutture colpite dai ridimensionamenti.
E anche sui presunti risparmi, faro che avrebbe dovuto illuminare la rotta dei tecnici della Presidente Polverini, gli effetti sono addirittura paradossali.
La verità, infatti, è che aumenterà la mobilità passiva extraregionale verso Terni (per l’area di Magliano) e verso Ascoli Piceno e L’Aquila (per quella di Amatrice), mentre l’ospedale del capoluogo verrà reso ancor più marginale.
Le conseguenze saranno, da un lato, l’aumento dei costi che