CHIUSO IL CASEIFICIO DI AMATRICE

Caseificio di Amatrice

Se, invece che lamentarsi degli effetti del mercato, e del monopolio, sulla produzione e la commercializzazione del latte e dei suoi derivati cominciassimo a preoccuparci di produrre bene, in loco, con il massimo rispetto della qualità e con una politica indirizzata alla educazione alimentare anziché al profitto ed ai suoi dei? 

Il caso dello stabilimento di Amatrice; dieci anni fa, (o giù di lì) portato al fallimento, con le pesanti conseguenze che ne sono derivate ai produttori di latte, (uno dei rari casi in cui i soci di una cooperativa sono stati davvero tali, essendosi caricati l’intero debito della fallimentare gestione del caseificio) e “salvato” dalla Grifolatte di Perugia, dopo che gli eccellentissimi del luogo, (leggi centrale del latte di Rieti) avevano detto “no, Grazie” e che oggi la stessa Grifolatte ha chiuso, mandando a lavorare nella confinante Umbria (Norcia n.d.r.) i propri dipendenti, e il Comune e la comunità di Amatrice si trova privata di una fabbrica e del reddito che essa produceva. 

Ovvio che prima o poi la Grifolatte avrebbe “delocalizzato” la produzione dei formaggi, ed infatti così è avvenuto, da circa un mese, e quello stabilimento, assai brutto in verità non è più una risorsa per Amatrice.  E’ una storia della Italietta, quella che non sa custodire i propri tesori, che non sa valorizzarli, o non vuole, ed in questo caso è andata anche bene, perchè la “delocalizzazione” è avvenuta a favore della “verde” Umbria e non del latte alla diossina proveniente dalla Germania, ma quando avverrà la inversione della tendenza?, quando accadrà che prenderemo coscienza del fatto che deve venire prima l’etica e poi il profitto?.

Cara Coldiretti, possiamo cominciare da Amatrice, riannodando i fili che si sono sparsi dieci anni fa’, riproponendo latte e derivati a chilometro zero, con una attenzione alla qualità che riporti le Terre Amatriciane al ruolo che gli compete, possiamo “riappropriarci” degli allevamenti delle mucche da latte, farne del formaggio di prima qualità e, allora si riconoscere ai produttori il “giusto prezzo” per le loro fatiche, eh, Coldiretti vogliamo riaprire quello stabilimento?