Chiarinelli e Calisse: La Regione prenda in esame il reale disagio delle nostre scuole

Le problematiche connesse e conseguenti all’emergenza epidemiologica, anche se in fase di attenuazione, lasciano una scia di difficoltà che necessitano di emanazione di misure straordinarie, urgenti ed inderogabili in materia scolastica che vanno ben al di là della mera competenza amministrativa.

Può apparire pleonastico ma riteniamo sia doveroso richiamare l’attenzione sul problema scuole; non serve sottolineare che la materia rientra tra i compiti dell’amministrazione provinciale ma, mai come adesso, occorre porre attenzione su alcune questioni, di non facile soluzione, che comunque vedono coinvolte, a vari livelli, tutte le amministrazioni.

Partendo dal presupposto che dovremo garantire ai nostri ragazzi la ripresa delle lezioni nel più alto livello di sicurezza possibile, sarà necessario garantire il giusto distanziamento che inevitabilmente ci costringerà a reperire ulteriori nuovi ed idonei spazi.

Da diversi anni le Province provvedono a redigere un atto (dimensionamento scolastico) che tende, per sua definizione, a razionalizzare e programmare la propria reste scolastica che sempre più spesso viene improntato su filoni legati all’economizzazione delle risorse ed al risparmio più che ad un vero e proprio servizio funzionale per la popolazione scolastica; ciò comunque nasce dall’applicazione dei parametri imposti dalle linee guida regionali, parametri rivisti ed adottati dal lontano anno scolastico 2012/2013 (leggi 111/2011 e n.183/2011 = legge di stabilità 2012).

Nonostante l’Ente sia riuscito in parte a deliberare in merito al dimensionamento concordato con le varie autonomie (sindaci, dirigenti scolastici e sindacati), è indubbio che oggi ancor di più diventa complesso garantire la rigidità delle regole logistiche e numeriche imposte dalle linee guida regionali.

Il nostro territorio ricade per la quasi totalità nell’area dell’appennino centrale e subisce da diversi anni lo spopolamento delle aree periferiche della provincia, determinando l’abbandono di una molteplicità di plessi che ad oggi, pur essendo utilizzabili, vengono lasciati vuoti ed abbandonati; il sisma del 2016 ha contribuito ad aggravare ulteriormente tale situazione ed oggi, con le regole scaturite dal covid, siamo realmente impossibilitati a rispettare le linee guida imposte.

E’ evidente che l’amministrazione provinciale, da sola, non ha la possibilità di giungere ad una soluzione ottimale del problema pertanto chiede, in via eccezionale o, ancora meglio, in via definitiva, una revisione dei parametri che regolano il riordino della rete scolastica abbassando i numeri minimi degli studenti necessari a tenere in vita un istituto, la possibilità di occupare tutti i plessi scolastici dei vari comuni lasciati inutilizzati negli anni ed infine la possibilità di consentire l’utilizzo di ulteriori necessarie strutture da adibire ad uso scolastico reperibili sul territorio.

L’Amministrazione Provinciale ha già avviato tavoli di confronto in tal senso con esponenti regionali e continuerà a farlo coinvolgendo anche i rappresentanti territoriali in seno al Governo centrale, rendendosi disponibile a rivedere e modificare il piano di dimensionamento alla luce delle nuove problematiche per tutti quei Comuni in grave difficoltà numerica, ma è necessario che tutti facciano la loro parte.

Auspichiamo pertanto che la Regione prenda in esame il reale disagio delle nostre scuole, persistere con le attuali rigidità imposte, comporterà inevitabilmente l’ulteriore spopolamento scolastico del territorio costringendo anche noi a richiedere sistematicamente deroghe per i vari Comuni più penalizzati.