Proverò di seguito ad illustrare qual è il mio punto di vista, al fine di fare chiarezza su alcune proposte, considerazioni e critiche riportate nel comunicato stampa ufficiale redatto dal direttivo “OLD FANS RIETI”. Premesso che ho letto con approccio positivo e visione costruttiva quanto in esso riportato confermando, come sempre ho fatto e continuerò a fare, capacità di ascolto e rispetto per le opinioni di tutti, ma con libertà o meno di condivisione di quanto da altri affermato. In modo che non possa essere frainteso, cerco di rispondere ed esporre la mia opinione con lo stesso metodo di scrittura utilizzato dagli amici degli “OLD” nel loro comunicato.
Anche noi della NPC RIETI Pallacanestro chiediamo più rispetto: rispetto per la nostra piccola tradizione, per la nostra breve, ma rispettabile, storia societaria e soprattutto come cittadini di Rieti. Se si vuole avere rispetto, bisogna imparare a rispettare: questo è uno degli insegnamenti ricevuti in gioventù che noi della NPC ci siamo imposti di applicare sia nei nostri rapporti interni che con tutti i soggetti esterni alla nostra società, con i quali ci interfacciamo costantemente.
Non siamo un gruppo di professionisti, ma siamo una società formata da grandissimi e datati appassionati di questo sport, ex componenti della storica Curva Terminillo – non quella dietro al canestro, ma quella piccola diagonale di raccordo tra tribuna e curva – che da quarant’anni e più, almeno per quanto riguarda il sottoscritto, seguono con amore viscerale le sorti delle varie società che nel tempo si sono succedute a rappresentare sportivamente Rieti. Gli stessi che da tre anni, molti di più considerando la nostra vecchia casa, hanno deciso di impegnarsi, senza risparmio di energie, per far continuare la tradizione cestistica insita nel DNA della nostra città.
Concordiamo che riaccendere la passione in città sia ancora possibile. Ci abbiamo creduto e vorremo continuare a crederci fortemente pure noi, malgrado i segnali non siano estremamente positivi ed incoraggianti. Proprio per questo pensiamo che, oltre alla nostra società, debbano invertire drasticamente la rotta anche altre figure e soggetti di essenziale importanza per la riuscita e per il consolidamento di un progetto di crescita sportiva e societaria.
Personalmente Vi ringrazio della stima e per il sostegno morale più volte espresso al mio impegno, ma mi preme precisare che da soli non si va da nessuna parte e per questo mi sento di condividere il Vostro apprezzamento con i miei fidati e grandissimi collaboratori, non professionisti, ma quasi professionali, che mi aiutano quotidianamente e da sempre ad alleviare le fatiche e gli oneri legati al prosieguo di questa avventura.
Rappresentare la propria città, in qualsiasi ambito, è un grandissimo motivo di vanto e onorarne la storia cestistica, a mio avviso, significa in primo luogo non esporla a figure meschine legate a risultati sportivi non adeguati (questo però sarebbe il male minore) o, peggio, derivanti da cattiva gestione economico-amministrativa, come purtroppo avvenuto in tempi non troppo lontani.
In questi tre anni, con impegno costante e tanto sacrificio per rispettare quanto promesso, abbiamo pian piano restituito, tra gli addetti ai lavori nazionali di questa disciplina, una certa credibilità alla Rieti sportiva. Concordiamo quindi che onorare la storia deve essere vista come una opportunità di crescita, anche se onerosa e profondamente impegnativa.
Ribadisco con fermezza che noi siamo la NPC RIETI Pallacanestro, non rinnego la provenienza da Contigliano, ma non siamo la “SEBASTIANI”. Confermo che più volte ho espresso disponibilità, non certo volontà, di tornare al nome storico “SEBASTIANI”, soprattutto quando la città lo avesse chiesto. Prendo atto della rispettabilissima richiesta degli “OLD”, comprendendo però solo in parte le motivazioni a supporto dell’iniziativa. Consentitemi una precisazione: gli “OLD” non rappresentano il desiderio e non sono l’espressione di tutta città. Per motivi di natura professionale, e non, frequento molto gli ambienti cittadini e ho avuto modo di relazionarmi a lungo con persone molto attente alle vicende della nostra realtà sportiva e posso affermare senza paura di smentita che la maggior parte di loro, per la verità i più “anziani”, preferirebbe non riutilizzare la denominazione “SEBASTIANI”, soprattutto per il rispetto di quello che è stato. Non posso ignorare la volontà di queste persone, proprio per il rispetto che tutti rivendichiamo.
Come ho avuto modo di spiegare più volte ad altri appassionati tifosi che frequentano quotidianamente il PalaSojourner, ad esempio agli amici del gruppo “Amici per la Sebastiani”, per me la “SEBASTIANI” è una cosa seria, molto seria! Un po’ per averla seguita in veste di super tifoso dagli albori fino ad arrivare ad esultare per i grandi successi raggiunti in campo nazionale ed internazionale, ma soprattutto per aver avuto l’onore di militare nelle sue squadre giovanili con la perla della conquista di uno storico scudetto categoria Allievi nel 1979.
Appropriarci del nome “SEBASTIANI” per me sarebbe, in questo momento, come appropriarci di parte della storia della città senza essercelo meritato. Lo potrei fare solo nel momento in cui riuscissimo come società a raggiungere un risultato importante, per scaramanzia non dico quale, ma sempre con l’assenso acclarato della città e non solo di parte di essa.
Prendo atto e concordo con chi dice che l’acronimo NPC, che sta per New Project Children, non solo è facilmente confondibile con il nome della precedente denominazione e poco ha a che fare con la storia cestistica di Rieti, ma questo è. Noi non siamo la “SEBASTIANI”, magari vorremmo esserlo, ma non lo siamo. Siamo una nuova realtà che cerca di rappresentare Rieti nel miglior modo possibile, nel panorama cestistico nazionale. Magari non parlandone più convinceremo anche gli indecisi che siamo Rieti perché noi questo siamo e ci sentiamo e, se serve, lo gridiamo pure!
Cercheremo di lavorare anche sul logo e sui colori sociali che vengono ritenuti di poca Reatinità, ma, mi piace puntualizzarlo, noi della NPC siamo REATINI e ce ne vantiamo in giro per l’Italia al di là del logo e del colore della maglia che tra l’altro in gare ufficiali ha sempre rispettato i colori cittadini. Ci viene contestato che il Leone presente sul logo del club non ha alcuna affinità né con la città, né con la nostra tradizione. Forse è vero, ma guardando indietro negli anni non ricordo loghi particolarmente legati al territorio o ai colori cittadini, potrei anche sbagliare. Guardando in casa d’altri, trovo molte più situazioni simili alla nostra, anche in sport diversi dal nostro, ma con tacito assenso dei tifosi. Il gusto ed il piacere sono soggettivi, quindi ognuno la pensa come vuole, ma una soluzione condivisa, lavorandoci, sicuramente si troverà.
Anche le maglie che ho più impresse nella mente, quelle legate ai successi più importanti, non erano di certo amarantocelesti, come verificabile dagli archivi fotografici, anzi in alcune particolari occasioni presentavano all’occhio di noi tifosi accoppiamenti cromatici molto forti, quali il giallo e rosso dell’Arrigoni o l’arancione della Virtus nell’anno della finale con Castel Maggiore e molte altre che potrei elencare, rischiando di annoiare i più. Questo per dire che non escludo e non escludiamo in società di apportare modifiche ed accorgimenti per migliorare la nostra immagine e venire incontro alle richieste dei tifosi, ma ritengo, forse sbaglio, che non siano il problema primario affinché si ritorni ai livelli di qualche tempo fa.
Willie Sojourner, Roberto Brunamonti, Gianfranco Sanesi, Tony Gennari, Bob Lauriski, Arturo Guerrero, Clifford Meely – non so in quanti li ricordano e quanti altri ne potrei citare che andrebbero sicuramente elogiati nella lunghissima e gloriosa storia della “SEBASTIANI” e che hanno contribuito negli anni, a vari livelli e categorie, ad elevare la città di Rieti a protagonista, in Italia e all’estero – mi portano a pensare di proporre un interrogativo alla Federazione per consentirci di giocare con numerazione da 25 in su, in modo da avere la possibilità di ritirare tutti i numeri dal 4 al 18 e celebrare tutti i protagonisti nello stesso modo e senza far torti a nessuno.
Crediamo che da un punto di vista di immagine, di comunicazione e di organizzazione societaria ci sia molto da lavorare e migliorare anche a fronte di errori commessi, in buona fede, che quando fatti notare abbiamo cercato sempre di correggere, laddove possibile e compatibilmente con le nostre idee. Non è facile programmare quando non si è padroni del proprio destino e con questo mi riferisco alla fruibilità dell’impianto e la certezza della categoria in cui disputare il campionato, solo per fare qualche esempio.
a responsabile primo della struttura posso affermare che abbiamo fatto tanto e tanto stiamo continuando e vorremmo a fare e che tutti coloro, e parlo dei miei carissimi e fidati collaboratori, che apportano e mettono a disposizione il loro lavoro, il loro tempo e la loro professionalità, meritano il mio assoluto rispetto e considerazione, cose che spero per tutto quello detto in precedenza gli vengano riconosciute anche da tutte le persone che frequentano costantemente il Palazzo e hanno avuto modo di conoscerli.
Purtroppo chi viene al PalaSojourner solo la domenica, e non sempre, non riuscirà mai a capire quale mole di lavoro e quanti sacrifici vengono fatti dietro le quinte affinché quell’evento sportivo possa realizzarsi e più si lavora più si ha la possibilità di sbagliare. Solo chi sta fermo non rischia di inciampare, noi vogliamo correre! Magari insieme a tutti i tifosi, ma soprattutto con vicino i gruppi organizzati per i quali le porte del PalaSojourner e del mio ufficio sono sempre aperte, così come il mio telefono disponibile per rispondere a qualsiasi richiesta, ascoltare nuove proposte e lanciare nuove iniziative con il beneficio della valutazione e, o con la libertà, consentitemelo, di assecondarle oppure no. Siamo aperti anche all’ingresso in società di nuovi soggetti qualora ce ne fossero.
Mi sembra che molte delle richieste e proposte avanzate siano state discusse ed accettate, come ad esempio la riduzione del prezzo del biglietto per i play off dello scorso anno, unica società in Italia che ha abbassato il prezzo al crescere dell’importanza dell’evento, così come lo sconto sugli abbonamenti e sui biglietti per la stagione entrante ed altre ancora che non sto qui ad elencare. Le proposte e le critiche sono state e saranno sempre valutate, mai rispedite da questa società al mittente per partito preso, ed accettate, se costruttive ed in linea con il nostro modo di intendere lo sport e la gestione aziendale della stessa.
L’invito del cambio di denominazione a tutti i costi perché ritenuta indispensabile da alcuni, anche se numerosi, va, ripeto, rispettata, ma attentamente valutata proprio a salvaguardia dell’importante patrimonio storico sportivo che quel nome conserva. Tuttavia è inaccettabile che se non si fa questo non possiamo essere riconosciuti come la squadra di Rieti. Faccio un banalissimo esempio, sarebbe come dire che se un tifoso non è nato a Rieti, non ha un cognome tipicamente reatino e non mangia piatti tipici reatini che salvaguardino la tradizione culinaria di Rieti, benché ci risieda, ci lavori, ci spenda e ci abbia messo su famiglia, non cambiando nome ed abitudini alimentari, non può essere considerato un supertifoso della nostra squadra. Consentimi, per rimanere in tema culinario reatino, sono “Fregnacce”.
Ripeto: noi non solo ci sentiamo di Rieti, SIAMO di RIETI, ma non ci scorderemo mai neanche che abbiamo orgogliosamente iniziato a Contigliano la nostra avventura sportiva, e continueremo, sperando nell’aiuto di tutti e confortati dai risultati, a far riavvicinare, e sempre in maggior numero, gli appassionati al PalaSojourner, cercando di convincere anche gli scettici che la NPC RIETI Pallacanestro, ad oggi, è la realtà sportiva di riferimento del movimento cestistico locale.
Ringrazio, anche a nome di tutti i collaboratori della società, per la riconfermata fiducia e l’appoggio al nostro sodalizio da parte dei gruppi organizzati, e di tutti gli appassionati, concordando con loro nel credere che si possa tornare ai fasti di un tempo, se tutti si remerà nella stessa direzione.
Gli “OLD” hanno ragione, anche noi ci aspettiamo ora fatti e non più parole, perché mai, come quest’anno, si può costruire insieme qualcosa di importante se tutti metteranno la loro parte. Noi della NPC crediamo già di aver dato dimostrazione di esserci impegnati per mantenere quanto promesso nel costruire, almeno sulla carta e ha detta dei più, una squadra altamente competitiva per sognare qualcosa di importante.
Adesso mi aspetto che anche gli altri soggetti che sono gioco forza chiamati in causa per la riuscita del progetto, Tifosi ed Istituzioni, facciano la loro parte. Personalmente, e da parte della NPC tutta, ribadisco e confermo la sempre dimostrata considerazione nei confronti di tutti i tifosi ed in particolare dei gruppi organizzati nella speranza di averli sempre vicini in qualsiasi situazione, sempre nel rispetto dei ruoli, delle regole e della libertà di azione.
NOI SIAMO RIETI…..!!!!
Difendiamo i colori della città, anche se con alcune variazioni cromatiche.
Il Presidente
Giuseppe Cattani