“Complessivamente nella nostra regione il 2017 ha visto autorizzate 26.224.530 ore di cassa integrazione. Nel 2018 tra cassa ordinaria, straordinaria e in deroga invece ne sono state autorizzate 24.033.317, con una differenza dell’8,4 per cento. E’ un confronto impietoso quello che viene fuori elaborando i dati della cassa integrazione del Servizio politiche attive e passive della Uil”. Lo dice Alberto Paolucci, Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina Romana.
“In questo quadro – dice Paolucci – la nostra provincia presenta dati terribili: nel 2017 erano state 922811 le ore autorizzate. Nel 2018 poco più di 571mila. Confrontando i numeri con il 2017, sono scese del 36,4 per cento le ore della cassa ordinaria e del 90 per cento quelle della cassa in deroga, segno più solo per la cassa straordinaria che nella comparazione ha registrato un 43,3 per cento. Dati che uniti fanno registrare una differenza di 38,1 punti percentuali”.
“Assistiamo a una riduzione corposa che è la spia sempre più chiara di un sistema produttivo e occupazionale ormai al collasso – spiega il Segretario della Uil di Rieti – Il lavoro non c’è più, ormai è una chimera. Anche il saldo tra i mesi precedenti (novembre e dicembre) confermano l’andamento consolidato dal confronto annuale: a novembre erano state oltre 97mila le ore autorizzate, a dicembre solo 59mila. La cassa integrazione dovrebbe essere sinonimo di protezione dei posti di lavoro, dovrebbe significare speranza di non essere licenziati. Ma ormai è tristemente chiaro che è il preludio al definitivo allontanamento dal mondo del lavoro, perché le aziende chiudono e non assumono più”.
“A Rieti e in tutta la provincia la crisi è ormai profonda e radicata – conclude Paolucci – e si rischia di non uscire più. A meno che non si inizia una nuova fase di investimenti, di rilancio. Praticamente è necessaria una inversione di rotta che il nove febbraio a Roma chiederemo a gran voce al governo durante la manifestazione nazionale dei sindacati confederali. Servono scelte concrete: investimenti pubblici e privati, sblocco delle infrastrutture, politiche fiscali eque, rivalutazione delle pensioni, maggiori risorse per i giovani, per le donne e per i territori, tra cui anche il nostro che sta affogando lentamente e inesorabilmente tra l’indifferenza generale dei potenti di turno”.