Caso TSM Terminillo. Legittimità o deroghe?

Le recenti osservazioni e le raccomandazioni contenute nella comunicazione del Ministero della Transizione Ecologica (MITE) hanno provocato un vero terremoto negli animi dei sostenitori del TSM e della politica locale.

Di seguito la nota di una rappresentante del cartello ambientalista Ines Millesimi (Italia Nostra sez. Sabina e Reatino), e di Fabio Belli, l’economista che ha valutato il business plan del progetto TSM.

«Leggiamo le reazioni che qualificano la qualità della classe politica. Sconcertanti le dichiarazioni del sindaco di Rieti Cicchetti secondo cui “il documento è stato fatto per soddisfare le richieste di qualcuno”, e quelle del vicesindaco di Rieti Sinibaldi: “È evidente che in un paese in cui si derogano le libertà individuali credo si possa derogare anche a qualche altra norma…”.

Nel solco di queste posizioni è arrivato poi l’appoggio, fiducia e credenza, forse per dovere di allineamento politico e senza entrare nei fatti, da parte della sottosegretaria Vaninia Gava della Lega, lo stesso partito del presidente della Provincia Calisse, il quale è sempre fiducioso nell’apertura della Conferenza dei servizi a breve con un ennesimo “riesame” del progetto purché si faccia TSM.

Vogliamo accogliere quell’invito dell’assessore regionale Di Berardino, che rappresenta il territorio provinciale alla Pisana, riassunto nel “concentriamoci sul merito”, sebbene le sue recenti dichiarazioni in tv in merito all’altro caso di speculazione ambientale sui Pantani di Accumoli (la costruzione ex novo di uno hotel-rifugio a ridosso di un sito protetto e di importanza comunitaria) non lasciano ben sperare. Limitandoci al merito, quanto affermato dal Ministero non è un parere ma una costatazione di fatto, già reiteratamente espressa dalle associazioni ambientaliste e mai presa in considerazione dai politici.

Costoro, infatti, nonostante alcune severe restrizioni imposte dai tecnici della Regione Lazio (es. gli impianti possono funzionare solo nei 3 mesi invernali) spingono a spada tratta per la realizzazione dell’ampliamento sciistico TSM a basse quote, con il collegamento dei due bacini sciistici e il sacrificio futuro, non immediato, della Vallonina quando e se si trovassero investitori privati.

Questo comportamento ha costretto le associazioni ambientaliste a ricorrere al TAR. Si sta sempre in tema di logica estrattiva sulla montagna. E sul Terminillo lo sci alpino sta occupando tutti gli spazi consegnando questo piccolo massiccio all’industria dello sci. Prevalgono logiche vecchie e le strategie di vicarianza pur di raggiungere l’unico obiettivo di decenni fa, costi quel che costi e in barba a tutto quello che intanto succede (crisi economica, ambientale, sanitaria, climatica ecc).

In realtà, la problematica sollevata dal Ministero era ben chiara al Dirigente regionale ingegner Flaminia Tosini (di qualche tempo fa la notizia dei suoi arresti domiciliari per corruzione, oggi avvicendata da un altro direttore che controlla la parte delle autorizzazioni, mentre una direttrice la programmazione); infatti, nella Valutazione di incidenza si affermava testualmente: “il primo elemento da valutare è quanto previsto dal DM 17 ottobre 2007, art. 5 comma 1 lettera m., infatti in tale disposizione vi è il divieto di realizzare nuovi impianti di risalita ad eccezione di quelli previsti negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente DM”.

Al fine di sostenere surrettiziamente la fattibilità del progetto la Direttrice Tosini ha erroneamente indicato la data di approvazione del Piano Territoriale Provinciale Generale che infatti non è stato approvato nel 2004 come improvvidamente da lei messo nero su bianco, ma nel 2009, come certificato nel Bollettino Ufficiale Della Regione Lazio n. 25 del 7 luglio 2009.

Cosa significa tutto questo? Semplicemente che viene meno il presupposto essenziale per l’approvazione del progetto. Il Ministero non ha fatto altro che rilevare l’errore grossolano commesso dalla Dirigente della Regione Lazio e pertanto non ci sono margini di mediazione a meno che si voglia, come suggerito dal Vicesindaco, non applicare la legge.

Infine, interviene il 24 maggio anche la nota di un’altra Direzione Regionale che, in base alle proprie funzioni e competenze, chiede anch’essa all’Area VIA “di valutare eventuali provvedimenti da assumersi in autotutela”.

È evidente che il TAR non potrà che accogliere il ricorso delle associazioni ambientaliste. Nel mentre sarebbe saggio e prudente da parte degli attuali dirigenti ascoltare la raccomandazione del Ministero. Il MITE ha invitato senza mezzi termini la Regione Lazio a porre in essere, in via di autotutela, ogni necessaria iniziativa con riferimento alle non conformità del procedimento.

Non vorremmo che dopo l’increscioso incidente della bocciatura del Piano Paesistico Regionale da parte della Corte Costituzionale, la Regione Lazio perseveri nel percorrere strade che anche questa volta non potranno che naufragare a fronte delle prescrizioni della normativa Nazionale ed Europea. Un comportamento grave, di certo non auspicabile per la nostra Regione in questi tempi complicati, tra l’altro con scadenze elettorali alle porte.

L’unica strada da percorrere è rimodulare TSM mettendo una pietra tombale sull’ampliamento del numero di piste di sci e sul collegamento dei due bacini sciistici e spendere ciò che resta del finanziamento nella riqualificazione dell’esistente nella storica stazione sciistica a Pian de Valli. I ritardi finora accumulati nella ricerca assoluta della massimizzazione di un obiettivo datato hanno portato allo stallo di anni sul Terminillo. E non si tratta di “una sterile contrapposizione tutta ideologica tra sviluppo e difesa dell’esistente”, come semplifica il Coordinamento Provinciale di Articolo Uno nella sua nota. Perché non vi è all’oggi nessuna garanzia dell’attrattività per investimenti privati risolutivi sul Terminillo di questi tempi e in queste modalità».

Ines MillesimiFabio Belli