Prima della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Rieti si pervenne ad una intesa tra i partiti presenti alla competizione per quanto riguardava le affissioni elettorali, nella quale si disse di non imbrattare la città, e di rispettare gli spazi assegnati sui tabelloni dedicati; come se la legge non prevedesse tutto ciò.
Di fatto non fu così: i sessantaquattro denti, e non solo, appiccicati dappertutto, ed i manifesti del presidente Di Pietro sistemati negli spazi riservati all’I.d.V., sempre ricoperti sia dagli avversari che dai partiti della coalizione di centro sinistra. Chi era preposto al controllo, ha controllato? Sono state elevate le sanzioni? Oppure tutto è finito, come sempre, a tarallucci e vino.
La campagna elettorale è finita da due mesi, la Giunta si è insediata, i consiglieri sono, forse, nei loro scranni: nell’ultimo consiglio ne mancavano all’appello “solo” un quarto (n.8), ma si continuano a trasgredire le regole e non si rispetta la cosa altrui, un bell’esempio di cambiamento.
Mi riferisco sempre alle affissioni, si trovano manifesti di Città Nuove e P.D. “appiccicati” nei raccoglitori degli indumenti usati della Caritas Diocesana, nelle recinzioni dei cantieri (vedi Maglianello basso), non solo in città ma in tutta la provincia. Forse non funziona il servizio affissioni? E, di nuovo, chi è preposto al controllo, controlla?