Un vecchio sentiero in via di recupero ed un albero centenario da tutelare. Sono questi i capisaldi alla base del progetto sviluppato dalla proloco della frazione Sant’Angelo ed il CAI Sezione di Amatrice, con l’intento di custodire la quercia di Galloro e riscoprire un’antica via di montagna che conduce fin sotto Pizzo di Sevo. Un progetto ambizioso che coinvolge in prima persona i volontari delle due associazioni. Il CAI amatriciano si occuperà della progettazione, realizzazione e segnatura del percorso escursionistico Amatrice – Macchie Piane già in parte approntato nel tratto Galloro – Macchie Piane.
Una porzione di percorso, quest’ultima, di notevole importanza poiché lungo il tragitto si può ammirare la quercia conosciuta anche come cerro di Galloro. La pianta, che ha un’età stimata di 600 anni ed una circonferenza di 6 metri e mezzo, è stata inserita del Corpo Forestale dello Stato tra gli alberi monumentali d’Italia ed è la più grande della sua specie. Un’eccellenza naturalistica della conca amatriciana che, attraverso il progetto, si tutelerà e valorizzerà in maniera appropriata.
Altro punto nodale riguarderà la ricettività. Infatti si sta ragionando sulla possibilità di ideare, progettare e realizzare un’area camping che dovrebbe sorgere proprio nella frazione Sant’Angelo. La canonica della Chiesa del piccolo abitato ai piedi dei Monti della Laga sarà punto di raccordo per tutte le attività naturalistiche, escursionistiche, studio e tutela dell’ambiente montano.
Le autorità ecclesiastiche provinciali hanno manifestato il loro interesse verso un progetto di così ampio respiro nel quale verranno coinvolti anche i giovani soci dell’alpinismo giovanile amatriciano “Lupi della Laga”. Come prima attività di questo progetto gli aquilotti hanno avuto il privilegio, assieme al gruppo sentieri della sezione alto laziale, di percorrere per primi l’ultima parte del percorso appena riscoperto.
Entusiasta del progetto il presidente sezionale CAI Marco Salvetta il quale ha ribadito il concetto in base al quale “lavorare in collaborazione con le realtà locali può favorire ed aumentare le possibilità di sviluppo del territorio” ricordando che “soltanto agendo uniti è possibile dar vita ad un reale modus operandi che possa portare ad uno sviluppo del nostro fantastico territorio montano: è proprio il caso di dire che in questo caso l’unione ha fatto la forza”.