Avevamo intuito che intorno alla questione fauna selvatica si sarebbe consumato uno scontro di visione strategica su come affrontare questa tematica – a dichiararlo in una nota sono Ciro Battisti (nella foto) Presidente di Atc/1 e Gianfranco Gianni, Presidente di Atc/2.
Venti giorni fa in occasione dell’elezione del Presidente dell’ATC RI 1, eletto Ciro Battisti, e ancora venerdì 27 dicembre nella riconferma del Presidente dell’ATC RI 2 Gianfranco Gianni è andato in scena un confronto aspro tutto interno alle associazioni agricole.
Da una parte COPAGRI CIA E CONFAGRICOLTURA dall’altra COLDIRETTI in un confronto che ha disegnato uno scenario nuovo per questa Provincia dal quale Coldiretti esce fortemente ridimensionata uscendo dalla gestione dell’ATC RIETI 1 ed avendo una posizione fortemente minoritaria nell’ATC RIETI 2.
Il nodo sul quale si è consumata la rottura è stato l’accordo con le associazioni maggiormente rappresentative del mondo venatorio e ambientalista basato sul superamento delle sole azioni per il risarcimento del danno o l’eliminazione della specie cinghiale quale specie problematica.
La scelta di mettere a sistema le risorse che più o meno occultamente ruotano intorno alla fauna selvatica, di promuovere un più attento utilizzo delle risorse comunitarie scarsamente utilizzate e la necessità di coordinare il mercato della fauna selvatica provinciale passando a sistemi di qualità premianti per il mondo agricolo attraverso forme di allevamento integrative del reddito dell’impresa agricola, sono state il collante di un’intesa condivisa dalla maggioranza dei delegati.
Lo slogan di Provincia attraente per natura deve consentire all’impresa agricola di entrare a pieno titolo nella gestione della fauna selvatica recuperando redditività da un canale fino ad oggi sottostimato dal mondo associazionistico e tollerato dalle Amministrazioni Pubbliche.
Su questa base, dichiarano Battisti e Gianni, rispettivamente presidenti di Atc/1 e Atc/2, si è perfezionato un accordo che vedrà il superamento delle barricate tra fazioni contrapposte per valorizzare il patrimonio faunistico Provinciale.
La pressione esercitata sulla fauna selvatica Reatina da cacciatori provenienti da fuori Provincia è stimata in ventimila presenze nel periodo della caccia e in cinquemila nel resto dell’anno a cui debbono essere aggiunte tutte le manifestazioni cinofile e tutte le attività addestrative gestite da privati, da questo mondo noi recuperiamo le sole quote associative mostrando una totale incapacità nel sollecitare una qualsiasi valorizzazione di prodotti o servizi che restituiscano al territorio una sua legittima redditività.
Lo scoglio più difficile da superare, concludono Battisti e Gianni, sarà l’assenza di rapporti con i centri decisionali da un lato l’Amministrazione Provinciale in smobilitazione dall’altro una Regione romano centrica incapace di affrontare le questioni ambientali andando oltre la logica dei parchi e dei commissariamenti, mortificando le periferie non immettendo risorse anzi dal prossimo anno saranno i cacciatori a pagare la Regione.
Le premesse per fare bene stanno nella condivisione degli obiettivi e nella consapevolezza che la cultura della ruralità è patrimonio sia del mondo agricolo che venatorio, mondi non contrapposti ma uniti da interessi complementari che seppur in regime di ristrettezza possono trovare reciproche soddisfazioni.