“L’assessore alle Politiche Sociali, Giovanna Palomba, attraverso i media, ha risposto piccata
alle critiche dei genitori, delle quali mi sono fatto volentieri portavoce, circa l’aumento
delle tariffe per l’asilo nido comunale. Le sue parole seguono lo stesso schema messo in
pratica altre volte da questa amministrazione: evitare di assumersi le responsabilità
politiche dei propri atti. L’assessore sostiene che l’aumento sia “un atto dovuto in ossequio alla Legge Regionale del 2021”.
Maledetti obblighi di legge, verrebbe da pensare! Gli stessi che purtroppo costringono il Sindaco e gli Assessori, poverini, a triplicarsi lo stipendio, o ad assumere (fu l’ardita tesi di Sinibaldi) un nutrito staff di comunicazione per seguire i progetti del PNRR. Ovviamente, come anche in quei casi, non c’è nessuna imposizione: la Regione prevede delle tariffe massime per la retta, dopodiché ogni Comune può modularle a proprio piacimento, trattandosi di un servizio a domanda individuale. Altrimenti, seguendo il ragionamento dell’assessore, in tutto il Lazio si pagherebbe la stessa cifra per gli asili nido, e
sappiamo bene che non è così.
L’assessore poi tira in ballo l’INPS (forse maliziosamente considerando che sono un
dipendente di quell’ente? Chissà). Chi è chiamato a pagare di più, dice lei, può stare tranquillo perché tanto c’è il bonus asilo nido. Che è un po’ come dire: licenziamo qualcuno, tanto poi c’è l’Inps che eroga il sussidio di disoccupazione. Il bonus, in ogni caso, dà sollievo alle fasce ISEE più basse (ed è senz’altro importante), mentre per la “classe media” il ristoro è solo parziale, e non copre l’aumento stabilito dal Comune.
Come nel caso del vergognoso aumento della TARI per questa Giunta la colpa è sempre di
qualcun’altro. Almeno quando c’è da incassare critiche; se si tratta di tagliare nastri e inaugurare opere, il merito invece è senz’altro loro (anche quando non lo è). “Non si dovrà aver paura di aver coraggio” disse un giorno Mussolini. Se potesse vedere i suoi fedelissimi proseliti ridotti così…”. Dichiara nella nota Gabriele Bizzoca, T’Immagini