Il cinghiale è una specie selvatica che può essere tenuta sotto controllo ma fondamentale nella catena alimentare dei grandi carnivori.
Gli interventi vanno programmati per mitigare i danni alle attività agricole e soprattutto ridurre drasticamente gli incidenti stradali, questi fatti avvengono perché esiste un effetto spugna delle aree protette, una criticità nelle risorse alimentari di montagna e una forte pressione dei lupi, tutte queste cause insieme, costringono i cinghiali a ridosso dei centri abitati, questo è quanto dichiara Gianni Gianfranco Presidente dell’ATC RI 2.
Le strategie per intervenire sono molteplici ma trovano, nell’iter burocratico, ostacoli insormontabili che possiamo così esemplificare.
L’ATC ri 2 non ha ricevuto dall’ISPRA l’approvazione per un piano di contenimento dei corvidi perché secondo l’istituto di bologna nel Reatino le cornacchie sono poche;
L’ATC RI 2 non ha potuto aprire la caccia al cinghiale in braccata il 1° ottobre perché la validazione delle zone di braccata, atto meramente burocratico, richiesta il 3 agosto è arrivata il 29 settembre alle ore 19,30;
Paradossalmente, con l’attuale normativa, se durante il periodo di caccia aperta al cinghiale, questi dovessero insediarsi in un campo di mais sarebbero intoccabili per la presenza del divieto di caccia nei terreni in attualità di coltivazione e per rimuovere questo divieto abbiamo attivato la procedura del caso ma senza avere risposta, se poi si volesse attivare il prelievo selettivo il tempo medio per un’autorizzazione è di sei mesi, e non c’è Sindaco che lo possa abbreviare.
Comunque, conclude Gianni, la caccia al cinghiale si aprirà regolarmente la seconda domenica di ottobre e anche quest’anno possiamo contare sulla collaborazione del Servizio veterinario della ASL per visitare tutti i cinghiali e per effettuare gli esami di rito a garanzia della salubrità delle carni.
Se il cinghiale è una caratteristica di questa Provincia dobbiamo trattarlo nel bene e nel male e quindi non possiamo non spendere una considerazione sulle catture che stanno avvenendo nelle aree protette.
Negli ultimi anni si sono progressivamente ridotte le risorse necessarie per risarcire i danni che subiscono gli agricoltori di questo territorio, una volta catturato però il cinghiale da problema diventa risorsa della quale beneficiano in minima parte i parchi ma in gran parte le aziende che riciclano questi animali e che difficilmente sono provinciali. Allora danni si, ma benefici no.
Si dirà che in questa Provincia non esistono strutture in grado di accoglierli: niente di più falso. Ci sono aziende attive in grado di farlo ma anche mattatoi chiusi, recinti in disuso, trappole per sosta e ricattura abbandonati tutta “roba” pubblica di cui nessuno sente il bisogno recuperare.
Per concludere l’amatriciana è tipica di questo territorio per il guanciale del maiale casareccio, i pomodori dell’orto e i maccaruni. Un territorio si valorizza partendo dall’esistente e con un buon lavoro di marketing.