In merito alle dichiarazioni sul Giorno del Ricordo del consigliere provinciale con delega all’università e cultura, prof. Domenico Scacchi, avendo egli fatto riferimento anche alla Mostra sul Muro di Berlino organizzata in novembre dalla nostra associazione, teniamo a precisare quanto di seguito riportato.
Il patrocinio alla mostra ci è giunto dal Comune di Rieti e dalla Regione Lazio nella persona dell’allora presidente Piero Marrazzo, a dimostrazione di quanto fosse lontana dalla nostre intenzioni la volontà di “piegare la storia a mero strumento di propaganda” così come ci accusa il prof. Scacchi.
E’ stata inaugurata dal Sindaco di Rieti assieme al vicepresidente del Parlamento Europeo On. Roberta Angelilli che si è anche attivata per esporla a Bruxelles. Anche la provincia di Padova al pari di tante scuole di Rieti hanno chiesto di poterla avere a disposizione. Questo a sottolineare la faziosità di quanto scritto sui pannelli!
Il titolo dell’evento era “9 Novembre 1989: Cade il Muro, Rinasce l’Europa”.
In merito alla conferenza di Yalta si parlava di "Morte di Europa" ( e non di "tomba" – la differenza è molto più sottile!), intesa come perdita di un’identità culturale millenaria e unitaria pur nelle sue diversità nazionali, unità culturale europea sacrificata ad interessi politici superiori, come del resto è stato più volte analizzato da un’ampia storiografia.
Tra l’altro ci risulta difficile che il prof. Scacchi abbia potuto verificare il contenuto delle schede non avendo mai visitato la mostra, nonostante ufficialmente invitato.
Probabilmente aveva anche allora impegni personali, gli stessi con cui ha giustificato la sua assenza alle celebrazioni della Giornata del Ricordo sulle foibe.
Rimaniamo stupiti del fatto che la Provincia di Rieti abbia come unico delegato a presenziare ad eventi istituzionali il prof. Scacchi.
Come cittadini di questa Provincia siamo sconcertati dal fatto che l’ente provinciale diserti sistematicamente quelle giornate di memoria nazionale che infastidiscono componenti politiche della maggioranza di Palazzo Dosi, avvelenate da una visione della storia piegata ai dogmi dell’ideologia.
Il Giorno del Ricordo fu fortemente voluto dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al fine di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre, degli istriani, fiumani e dalmati”.
Tale legge, arrivata solo nel 2004, vuole in qualche modo sanare il torto delle istituzioni italiane di aver volutamente e colpevolmente taciuto per sessant’anni la storia di tanti nostri connazionali massacrati e costretti ad abbandonare le loro terre, vittime dei disegni espansionistici della Jugoslavia titina.
In merito al Giorno del Ricordo non di propaganda si può parlare ma di forte senso di onestà intellettuale, nel tentativo di ricostruire quella "memoria condivisa", che scevra da ipocrisie e falsità dovrà rappresentare l’intero corpo nazionale, evitando definitivamente che chi non ha più nulla da rappresentare nel presente usi la storia come salvagente politico.