La nuova Direzione Asl si sta impegnando per arginare il fenomeno, andando incontro alle istanze dei cittadini, che spesso sono costretti a denunciare tempi troppo lunghi, per eseguire esami diagnostici e visite specialistiche.
Cogliendo l’occasione offerta dalla temporanea riduzione delle attività nel reparto di emodinamica, a causa dei lavori per la acquisizione della nuova apparecchiatura e attraverso un efficace lavoro di squadra fra i medici e gli infermieri della cardiologia diretta dal Dr. Serafino Orazi, dalla responsabile del CUP dott.ssa Domenica Tomassoni e dei suoi operatori, con il coordinamento della direzione sanitaria, è stata ridistribuita l’offerta di prestazioni fra ospedale e territorio, ed incrementati in modo consistente i volumi di visite cardiologiche ed indagini diagnostiche di cardiologia immessi nel sistema di prenotazione.
I risultati sono significativi: Attivazione di due nuovi ambulatori. Espletamento anticipato della visita cardiologica per mille e 100 pazienti in lista. Analogamente sono stati richiamati 860 pazienti in lista per l’eco cardiogramma ed invitati ad anticipare l’appuntamento.
Azioni concrete che, ad oggi, consentono ad un utente di prenotare al Cup entrambe le prestazioni entro 30 giorni, ampiamente nell’ambito dei tempi previsti dalle norme, con un abbattimento di ben 261 giorni per le visite e di 340 giorni per l’eco cardiogramma. Soddisfacente anche l’accesso al test ergometrico, che è stato oggetto di un significativo intervento di incremento dell’offerta, con effetti positivi che si renderanno visibili nelle prossime settimane.
“Con l’azione messa in campo abbiamo raggiunto un importante risultato per il contenimento delle liste d’attesa e dell’assistenza specialistica che rappresenta la più diffusa modalità di accesso del cittadino al sistema sanitario – spiega il direttore sanitario della Ausl di Rieti Marilina Colombo”.
“I tempi d’attesa rappresentano un indicatore di equità del sistema sanitario, un elemento di critica nei confronti della sua accessibilità ed una delle principali preoccupazioni per i pazienti. Sappiamo che il problema è multi fattoriale; l’invecchiamento della popolazione, l’incremento delle patologie croniche e la loro progressiva deospedalizzazione. Un atteggiamento consumistico – conclude Colombo – delle prestazioni di specialistica, non sempre giustificato da necessità cliniche e un’offerta di prestazioni non sempre sufficiente, rappresentano gli elementi che lo generano”.